In pensione con 5 anni di scivolo, ma solo per chi ha maturato il diritto alla pensione di vecchiaia e il requisito minimo contributivo. La misura è contenuta in un emendamento al decreto legge crescita, approvato dalla commissioni Bilancio e Finanze della Camera.
La proposta di modifica era stata presentata nei giorni scorsi ma prevedeva la possibilità “per i lavoratori che si trovino a non più di 84 mesi dal conseguimento della pensione”, cioè 7 anni, di vedersi riconosciuto un’indennità “commisurata al trattamento pensionistico lordo” maturato al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
La norma approvata consente, invece, di andare in pensione ai “lavoratori che si trovino a non più di 60 mesi dal conseguimento del diritto alla pensione di vecchiaia, che abbiano maturato il requisito minimo contributivo“. La possibilità di andare di lasciare il lavoro con 5 anni di anticipo rientra nel ‘contratto di espansione’ e interessa le imprese con un organico superiore a 1.000 unità, che intendono avviare processi di reindustrializzazione e riorganizzazione.
La misura, in via sperimentale per gli anni 2019 e 2020, riguarda le aziende impegnate in “una strutturale modifica dei processi aziendali finalizzati al progresso e allo sviluppo tecnologico delle attività”. Per rispondere all’esigenza di “modificare le competenze professionali in organico” sarà possibile procedere all’assunzione di nuove professionalità e, allo stesso tempo, riconoscere un’indennità di prepensionamento ai lavoratori che avrebbero dovuto aspettare ancora 5 anni.
In collaborazione con Adnkronos