Il tema delle pensioni è da sempre una questione particolarmente spinosa che ha reso la vita difficile a tutti i Governi. Stiamo parlando, senza dubbio, di un terreno molto scivoloso con il quale dovrà confrontarsi anche il Conte Bis.
Facciamo un passo indietro: nella Legge di Bilancio 2019 – lasciata in eredità da Lega-Cinquestelle, si è agito sulle fasce di perequazione dell’indicizzazione dei prezzi, portandole da cinque a sette, con conseguente cambiamento delle percentuali, una mossa che ha creato non poche polemiche.
Fatto sta che con il “nuovo” meccanismo di indicizzazione, valido fino al 2021, viene confermata l’indicizzazione piena per le prestazioni fino a 3 volte l’importo minimo e la quasi completa indicizzazione (97%) per quelle comprese tra 3 e 4 volte. Discorso diverso, invece, per le prestazioni più elevate che risultano penalizzate. In particolare, nel mirino tutti i redditi pensionistici superiori a 5 volte il trattamento minimo, ossia valori mensili superiori a 2.500 euro lordi.
Secondo la relazione tecnica di accompagnamento al maxi emendamento alla legge di bilancio, la modifica alle regole relative all’indicizzazione delle pensioni assicura risparmi che superano i 3.6 miliardi in tre anni.
Sindacati dei pensionati e confederazioni generali, da subito sul piede di guerra, hanno chiesto a gran voce il ripristino di schemi di indicizzazione degli assegni Inps meno penalizzanti, questione della quale, tra le altre, si parlerà sicuramente nel tavolo di confronto in programma venerdì al Ministero del Lavoro. Ma la vexata quaestio è sempre la stessa: il nodo coperture.
Tra il 2021 e il 2022, al termine della sperimentazione in corso di Quota 100 (il Viceministro Misiani ha già confermato che la misura non sarà riconfermata), la spesa per pensioni prenderà letteralmente il volo, passando da 295,5 miliardi a 304 miliardi (15,9% del Pil).
Per cercare di contenere la spesa pensionistica, in aumento nell’ultimo decennio a causa dell’innalzamento dell’età media, anche altri Paesi sono dovuti ricorrere negli anni a meccanismi di modifica delle indicizzazioni delle pensioni al ribasso. In passato, ad esempio, è successo alla Grecia, ma anche in Giappone, uno dei paesi con l’età media più alta al mondo.