Sono in molti coloro che si pongono la domanda se si può o meno lavorare durante la finestra di uscita relativa all’opzione della pensione anticipata e se ciò convenga oppure no. Innanzitutto è bene precisare che cosa sia la finestra di uscita agganciata alla misura che permette di godersi ‘anticipatamente’ i frutti della vita lavorativa maturata. Dopodiché è altrettanto opportuno conoscere tempistiche, vantaggi e svantaggi sull’argomento.
La finestra di uscita è il tempo che passa tra il raggiungimento dei requisiti richiesti e la decorrenza della pensione. In questo intervallo – vedremo tra poco che può essere, in base alle situazioni dei singoli contribuenti, di 3, 6, 12 o 18 mesi – il lavoratore non è tenuto a garantire delle prestazioni professionali anche se, a conti fatti, risulta utile e raccomandabile farlo.
Prima di affrontare ogni caso relativo alle finestre di uscita, vediamo chi può accedere alla pensione anticipata che consente di avere un assegno prima dei 67 anni, limite in vigore per sfruttare la pensione di vecchiaia (si ricorda che anche per il 2020 i requisiti validi saranno quelli del 2019):
- Uomini con 42 anni e 10 mesi di contribuzione;
- Donne con 41 anni e 10 mesi di contribuzione.
- Per le persone che rientrano totalmente nel calcolo contributivo c’è un’altra misura: 20 anni di contributi e un minimo di 64 anni di età.
Per la pensione anticipata è stata introdotta la finestra di uscita di 3 mesi.
Per quel che concerne Quota 100, per la quale occorrono 62 anni di età e 38 di contributi, la finestra di uscita è sempre di 3 mesi, che, però, arriva a 6 mesi quando chi è interessato è un dipendente pubblico, che ha l’obbligo al preavviso.
C’è poi Opzione Donna, per cui servono 58 anni di età e 35 anni di contributi per avere l’assegno pensionistico. Tale opzione ha una finestra mobile di 12 mesi. Se si sposta l’attenzione sulle autonome, cambiano leggermente i requisiti e le tempistiche: la pensione anticipata può arrivare con 59 anni di età e 35 di contributi e la finestra mobile è di 18 mesi.
Alla luce di tutte le misure e di tutte le opzioni, il consiglio è quello di continuare a lavorare durante le finestre di uscita. Due i motivi principali: se si dovesse smettere l’attività, non si percepirebbe alcun stipendio nel lasso di tempo che va dal raggiungimento effettivo dei requisiti fino alla decorrenza della pensione anticipata. In aggiunta, se si dovesse lasciare il lavoro, i contributi versati si arresterebbero. Certo per chi sfrutta le finestre di 3 mesi aggiungerebbero poco, ma se si pensa ad esempio a Opzione Donna (12 o 18 mesi di finestra) si maturerebbe una cifra da non sottovalutare.