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Pensione, allarme giovani: rischiano vecchiaia in povertà

Il 13esimo Rapporto sullo Stato sociale curato da Felice Roberto Pizzuti, economista della Sapienza, lancia l’ennesimo allarme sui giovani di oggi ed il trattamento pesnionistico che potranno avere un domani. Se ne deduce infatti che oltre la metà dei lavoratori dipendenti assunti dopo il 1995, avendo sperimentato retribuzioni saltuarie e basse, rischiano di maturare una pensione del tutto inadeguata a tutelarli dalla povertà.

Pizzuti ha parlato del rischio che in futuro “insorgano crisi sociali”, e propone di “attenuare il collegamento rigido tra prestazioni e contributi” introducendo una pensione di base, cioè “un importo pensionistico garantito che tenga conto degli anni di attività individuale anziché del solo montante di contributi accumulato”.

Il professore è invece scettico sul fatto che la soluzione possa essere la previdenza integrativa, perché sono solo i lavoratori con un contratto stabile e una retribuzione piena che possono permettersi di pagare i contributi ai fondi privati oltre che all’Inps.

Il presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, Giuseppe Pisauro, ha sottolimneato come, nel caso continuasse a scendere la quota di redditi da lavoro sul Pil, non c’è riforma delle pensioni che possa garantire la sostenibilità finanziaria del sistema, nemmeno il contributivo introdotto nel ‘95 con la riforma Dini. “Il problema c’è e vanno esplorate soluzioni”, ha concluso Pisauro. Altro che mandare in pensione i 62enni con Quota 100, “spendendo più di 40 miliardi!”, ha aggiunto il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe.


Fonte: https://quifinanza.it/pensioni/feed/

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