(Teleborsa) – In via sperimentale per il 2019 e il 2020, con una spesa rispettivamente di 40 e 30 milioni di euro, le grandi imprese con un organico superiore alle mille unità potranno avviare dei pre-pensionamenti con scivoli di 7 anni.
Lo prevede uno degli emendamenti dei relatori al decreto crescita depositati in Commissione Bilancio e Finanze della Camera. “Nell’ambito dei processi di reindustrializzazione e riorganizzazione”, le imprese che avviano uno “strutturale” sviluppo tecnologico dell’attività potranno stipulare “un contratto di espansione con il ministero del Lavoro e le associazioni sindacali” con la previsione di nuove assunzioni.
Per i lavoratori che invece si trovano “a non più di 84 mesi” dalla pensione “il datore di lavoro riconosce per tutto il periodo e fino al raggiungimento del diritto” una indennità mensile “liquidabile in unica soluzione commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro così come determinato dall’Inps”.
Le opposizioni, intanto, sono andate all’attacco contro i relatori del decreto legge crescita, accusati di non saper illustrare il pacchetto di emendamenti presentato nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera. Le proposte di modifica, 13 in tutto, sono state presentate poco prima della ripresa dei lavori, dopo la pausa del fine settimana. Il Partito democratico chiede quindi di rinviare la seduta, per consentire di esaminare i testi e presentare i subemendamenti entro il termine fissato per le 18 ma i due relatori, Giulio Centemero (Lega) e Raphael Raduzzi (M5s), dicono di essere pronti a illustrare le norme presentate, così da evitare l’interruzione.
Inizia così un botta e risposta tra Cementero e Raduzzi, che tentano di spiegare i contenuti degli emendamenti, e le opposizioni, in particolare Maria Elena Boschi (Pd) e Luigi Marattin (Pd), che chiedono chiarimenti sugli effetti finanziari, sulla coerenza degli argomenti trattati rispetto al decreto legge e sul significato delle norme.