(Teleborsa) – Dietro ogni grande opera infrastrutturale c’è sempre un parco macchine da costruzione che ogni giorno svolge operazioni sempre più difficili e complesse con una sempre maggiore attenzione all’impatto ambientale. Il settore delle macchine da costruzione è forse tra i meno noti al grande pubblico ma è uno dei pilastri dell’industria di ogni Paese: senza, sarebbe impossibile realizzare strade, autostrade, ferrovie, cantieri edili civili e industriali e molto altro.
Oggi l’Europa è una delle maggior costruttrici di macchine da costruzioni, al fianco di Stati Uniti e Giappone: a rappresentarla a livello istituzione è il Comitato Europeo per le macchine da costruzione (Cece) che riunisce le associazioni nazionali di Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Olanda, Repubblica Ceca, Regno Unito, Russia, Spagna, Svezia, Turchia. Con mandato di difendere gli interessi dell’industria rispetto alle istituzioni dell’Unione Europea, il CECE agisce in rappresentanza di oltre 1.300 aziende, per un fatturato annuo di circa 25 miliardi di euro e 150mila persone impiegate.
Riccardo Viaggi, 37 anni, ne è il segretario generale dal 2017. Dopo un passato come segretario generale della confederazione europea dei costruttori edili EBC, oggi Viaggi rappresenta le imprese associate davanti alle istituzioni europee.
IL SETTORE DELLE MACCHINE DA COSTRUZIONI: UN PO’ DI DATI – Il settore delle machine da costruzioni muove numeri importanti. Gli ultimi dati pubblicati nel bollettino trimestrale del Cece hanno visto un 2018 in piena crescita sia per gli investimenti, in aumento per il quarto anno consecutivo del 3,2% nell’eurozona e del 3,3% in Europa, sia per il mercato che, dopo un 2018 in positivo, ha confermato il trend anche nel primo quadrimestre del 2019 (+4% rispetto ai primi 3 mesi del 2018) con aspettative più che positivo per i mesi a venire, trainati dal Bauma, la più grande fiera di settore che si è tenuta dall’8 al 14 aprile a Monaco di Baviera.
L’EUROPA: “Il nostro è un settore molto integrato all’interno visto che oggi una macchina da costruzione su 5 nel mondo viene fatta in Europa“, ha spiegato Viaggi a margine della presentazione di Project Tetra by Case al Cnh Industrial Village a Torino.
Pur confermando che “i volumi in Europa sono sempre più impattati dalla Cina e dai rappresentanti più simbolici del settore, l’Europa rimane un continente dove si fabbrica tanto. Lo dimostra il fatto che anche molte imprese statunitensi o giapponesi fabbricano in Europa”.
L’ITALIA: L’Italia è una delle nazioni più forti del settore, conferma Viaggi, “seconda solo alla Germania in questo campo a livello di competitività, innovazione, ricchezza del tessuto industriale, con imprese che nelle fiere di settore – come al Bauma – sono tra i primi espositori”.
LA SOSTENIBILITA’: Una delle voci più importanti per il settore è quello della sostenibilità ambientale. “Nell’ambito delle emissioni di gas nocivi c’è una regolamentazione europea che va di pari passo con quella delle vetture e che per le macchine da costruzione è regolata nel 2019 dallo Stage V“, ricorda Viaggi che rileva l’incongruenza della situazione attuale per cui “non si possono più vendere motori non Stage V ma si possono utilizzare”. Ad oggi è solo la spinta innovatrice delle singole case costruttrici a muovere il mercato in questo senso. “Noi continuiamo a investire centinaia di milioni di euro per sviluppare nuovi concetti ed essere al passo con la regolamentazione ma non c’è nessun elemento di incentivazione per i nostri clienti a livello europeo. Tutto dipende dai singoli Stati, ma né l’Italia né altri Paesi europei hanno una politica di incentivi per il rinnovo delle flotte delle macchine da costruzione sempre più sostenibili.”
“Come Cece aiutiamo i nostri clienti a rinnovare le flotte con macchine che sono più produttive, meno costose e che hanno un impatto anche a livello di salute pubblica. Abbiamo anche proposto di inserire meccanismi premiali negli appalti pubblici per le proposte che prevedono l’uso di macchinari a basse emissioni, cosa che è possibile nella direttiva europea degli appalti pubblici ma che non tutti i Paesi sembrano rispettare.”
IL FUTURO: “Il mercato continua ad andare molto bene, con una crescita nel 2018 a doppia crescita, confermata nel primo trimestre 2019″, conferma Viaggi. Anche la curva dell’ottimismo rimane molto alta e questo perché la crescita di oggi è sostenibile. “Il settore construction, prima della crisi, in Europa aveva tendenze poco sane. Oggi invece siamo sicuri che la crescita è molto più sostenibile grazie al rinnovamento delle flotte reso necessario con l’entrata in vigore dello Stage V, o per diversi cantieri infrastrutturali importantissimi, come il Gran Paris a Parigi con 35 miliardi di investimenti in 10 anni. In più i grandi mercati europei continuano a trainare il settore ma in modo sostenibile”.
BREXIT: Sul futuro dell’Inghilterra, nazione produttrice di grande importanza nel settore, in chiave Brexit c’è oggi un doppio risvolto. “Per quanto riguarda le performance economiche interne, in Inghilterra non ci sono rallentamenti nel nostro settore, anzi, la Gran Bretagna ha per ora approfittato della svalutazione del pound per esportare sempre di più“. Inoltre ci sono “alcuni progetti infrastrutturali, come il nuovo treno ad alta velocità HS2, che sta veramente trainando il settore”.
Il vero problema è il futuro di Brexit. “Ci aspettiamo un impatto negativo, anche se per il momento ancora insondabile, per i rischi della catena di approvvigionamento – spiega Viaggi – Una macchina non è mai realizzata in un solo Paese e, se ci sono dei rallentamenti per le dogane, le marcature CE o altre questioni tecniche, il rischio è che le macchine escano in ritardo dalle fabbriche o che non ne escano proprio”.
“Non sapendo quando e come sarà la Brexit, i costruttori inglesi non riescono a prendere decisioni ed è lo scenario peggiore per il business – conclude Viaggi – Come imprenditori e come associazione siamo anche capaci di prendere decisioni difficili, anche drastiche, ma dobbiamo avere tutti gli elementi per poterlo fare”.