(Teleborsa) – Primo week end con il vino novello Made in Italy che arriva sulle tavole degli italiani con circa 2 milioni di bottiglie delle vendemmia 2019. Il permesso alla vendita è scattato due giorni fa, ovvero mercoledì 30 ottobre, come previsto dalla normativa nazionale. Lo sottolinea Coldiretti, precisando che il “déblocage” in Italia è anticipato di tre settimane rispetto al concorrente Beaujolais nouveau francese che si potrà invece assaggiare solo a partire dal terzo giovedì del mese di novembre. Quindi, quest’anno, soltanto dal prossimo 21 di novembre.
Il vino novello è abitualmente consumato soprattutto in abbinamento con i prodotti autunnali, come ad esempio le caldarroste, che quest’anno tuttavia fanno registrare un raccolto in calo del 30% rispetto al 2018 a causa dell’andamento climatico avverso. Anche un massiccio attacco degli insetti calieni, commenta Coldiretti, ha contribuito a provocare la contrazione della produzione nazionale inferiore al livello dei 25 milioni di chilogrammi.
Leggero e con bouquet aromatico, il “novello” deve le sue caratteristiche al metodo di vinificazione messo a punto dal ricercatore francese Flanzy. Metodo fondato sulla fermentazione carbonica di grappoli integri di uve che vengono poi spremute a distanza di una decina di giorni per un vino delicato che di solito si attesta sugli 11 gradi, ma che può raggiungere anche i 12.
La produzione del vino novello in Italia è cominciata verso la metà degli anni ’70, dopo che in Francia, considerata la madre dei novelli, i vignaioli francesi della zona di produzione del Beaoujolais, per superare una stasi di mercato, misero sul mercato il Beaoujolais nouveau, per rivalorizzare il loro vino prodotto con uve Gamay meno pregiate della Borgogna meridionale. Il vino novello Made in Italy basato invece su uve Dop e Igp ha quindi registrato lungo la Penisola una rapida espansione, toccando il picco di 17 milioni di bottiglie dieci anni fa per poi scendere progressivamente sino ai circa 2 milioni attuali.
All’origine del calo di produzione, come rileva Coldiretti, sussiste una serie di fattori, a partire dalla limitata conservabilità, che ne consiglia il consumo nell’arco dei 6 mesi successivi la produzione, fino alla tecnica di produzione, la macerazione carbonica, che è più costosa di circa il 20 % rispetto a quelle tradizionali.
Ma soprattutto per le mutate abitudini dei viticoltori. Dagli stessi vitigni utilizzati negli anni passati come base del novello, oggi spesso sono prodotti vini ugualmente giovani, ideali per gli aperitivi, ma che non presentano problemi di durata. La tradizione vuole che l’apertura del vino novello si festeggi a San Martino l’11 novembre, giorno in cui, da sempre, i contadini abituati a tracciare il bilancio dei risultati di un anno di lavoro.