(Teleborsa) – Sostenibilità come capacità di conciliare il raggiungimento di risultati di efficacia ed efficienza con lo sviluppo economico, la tutela sociale e ambientale, in un’ottica di crescita duraturo e grazie ai diversi portatori d’interesse. Così Reale Group definisce la mission della sostenibilità secondo la visione stessa del gruppo che di sustainability vive da sempre, fin dagli esordi quasi due secoli fa.
Oggi, 190 anni dopo, il mondo è cambiato ma non il principio base di mutualità che anzi ha trovato nuova linfa nei concetti moderni di sustainability e CSR: Teleborsa ne ha parlato con Virginia Antonini, Head of Sustainability di Reale Group.
Cosa significa la sostenibilità per Reale Group?
“La sostenibilità è radicata e radicale. Radicata perché nasce 190 anni fa con Reale Mutua e con il concetto di mutualità che guida tutte le nostre attività e le nostre imprese, indipendentemente dal loro business, che si trovano nel mondo. Radicale perché non tutto è sostenibilità, ma noi integriamo il concetto di sostenibilità nelle nostre attività di business attraverso varie attività che hanno impatto positivo su tutti i nostri stakeholder, interni ed esterni, generato sia da attività economiche strettamente collegate al nostro core business, sia ad attività filantropiche che comunque hanno un obiettivo finale collegato al nostro business”.
Quali rapporti intercorrono tra la sostenibilità e il concetto stesso che ne ha Reale Group nei confronti della governance e degli stakaholder?
“Gli ingredienti fondamentale della torta della sostenibilità per Reale Group sono indipendenza, trasparenza, la mutualità dei nostri rapporti con tutti i nostri stakeholder interni ed esterni. Sono i principi che guidano e ispirano le nostre politiche di sostenibilità perché si adeguano ai vari stakeholder in maniera tailor made, su misura, in modo da rispondere alle loro esigenze a livello di business e di trasparenza”.
Come si declinano nel concreto questi servizi?
“Relativamente al personale di Reale Group, mi piace citare due progetti che stiamo portando avanti da un paio d’anni e che hanno già avuto i loro riscontri positivi. Uno è lo smart working che a oggi coinvolge il 60% del personale in azienda con 8 giorni lavorativi mensili in smart working per chiunque lo richieda. Questo ci permette di dare più stabilità e flessibilità alle singole persone ma anche di promuovere un nuovo modo di lavorare non più basato sulla presenza fisica e sulle ore ma sulla qualità del lavoro e dei rapporti che si riescono a instaurare, indipendentemente da una presenza fisica. Il secondo è un progetto di volontariato che abbiamo inaugurato due anni fa e che oggi coinvolge 80 colleghi di tutto il gruppo. Lavoriamo con diverse realtà nelle quali crediamo fortemente come Dynamo Camp, Fondazione Forma onlus, Specchio dei Tempi La Stampa. Crediamo che il volontariato posso contribuire a formare le persone e aiutarle a vivere le sfide di tutti i giorni in maniera diversa, ma possa anche promuovere un modo di lavorare che metta al centro l’attenzione verso gli altri e l’aiuto al prossimo come principi a cui ispirarsi nei lavoro di tutti i giorni”.
Quali sono i progetti futuri in quest’ambito?
“Abbiamo una serie di progetti nell’ambito della sostenibilità integrata al business anche per rispondere a quello che la normativa ci richiede. Non produciamo più un bilancio di sostenibilità ma una dichiarazione non finanziaria nella quale rendicontiamo le nostre performance in campo sociale, ambientale ed economico dal punto di vista della sostenibilità.
Abbiamo poi tutta una serie di progetti collegati a Reale Foundation, la nostra fondazione corporate nata un anno fa e che auspichiamo possa diventare già da oggi Reale Foundation 2.0, puntando all’impatto sociale e non solo più verso la filantropia. Tramite la fondazione nel 2018 abbiamo portato avanti 60 progetti con un impegno economico di circa 1,5 milioni di euro, avendo come guida tre obiettivi principali, gli stessi descritti nell’agenda 2030 dell’Onu: benessere e welfare, collegato al nostro core business e alle nostre esperienze, la resilienza ai rischi delle comunità in cui operiamo, specialmente i rischi collegati alle catastrofi naturali e l’inclusione socio economica”.