(Teleborsa) – Gli italiani sono consapevoli dell’importanza di una “buona e corretta” informazione e del ruolo centrale che possono svolgere i professionisti dei media, ma ritengono che il “modello italiano” sia lontano da quello ideale. Il 70% degli italiani pensa infatti che i giornalisti facciano poco per veicolare un’informazione corretta e professionale: un ritratto aggravato dal 58,8% degli intervistati che vede i giornalisti più orientati a generare traffico piuttosto che a veicolare buona e corretta informazione.
E’ quanto emerge dal rapporto Agi-Censis sull’informazione nell’era trans-mediatica, illustrarlo il Presidente Censis Giuseppe De Rita con il direttore Agi Mario Sechi nel corso dell’evento “Il futuro dell’informazione: dalla storia d’Italia all’editoria 5.0” organizzato da Agi – Agenzia Italia presso il Piccolo Teatro Studio Melato di Milano.
Presente anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria Andrea Martella che ha presentato le azioni previste nel nuovo piano del Governo Editoria 5.0 per aiutare il mondo dell’informazione. “Il sistema editoriale attraversa da almeno un decennio una crisi finanziaria profonda, che ha ormai assunto caratteri strutturali. Allo stesso tempo sono mutati i suoi connotati fondamentali” ha dichiarato il Sottosegretario Martella, ribadendo la natura di bene pubblico ed un sostegno al comparto dell’informazione.
Gli italiani prendono le distanze dall’uso della tecnologia nella produzione di news: solo il 14%, infatti, prova emozioni positive rispetto alla possibilità che, grazie all’intelligenza artificiale, articoli di giornale possano essere scritti in modo automatico e il 42,8% che lo ritiene “inquietante”. Queste resistenze sembrano ridursi, con un 48% di favorevoli, nel momento in cui si restringe il campo ad ambiti di lavoro che appaiono effettivamente standardizzabili, come le previsioni del tempo, la borsa, gli eventi sportivi e i risultati elettorali.
Rispetto alle fake news il 77,8% degli italiani lo ritiene un fenomeno pericoloso. Fra i più istruiti il 74,1% ritiene che vengano create per inquinare il dibattito pubblico e il 69,4% per favorire derive populiste.
Ma se il sentiment nei confronti del mondo dell’informazione è negativo, per gli italiani non è impossibile uscire da questa situazione. Il 69% degli intervistati è infatti convinto che “la capacità di raccontare, la completezza, il pensiero critico, la serenità di giudizi” siano prerogative esclusive dei giornalisti e il 52,7% ritiene che la navigazione casuale in internet non possa sostituire la lettura sistematica di un quotidiano. Recupero reputazionale, rigore professionale, maggiore dialogo e scambio con i lettori, capacità di adattamento al nuovo contesto sono le parole d’ordine che emergono dal Rapporto e che consentirebbero di riporre fiducia in un possibile futuro del giornalismo di qualità.
“Gli italiani ci lanciano un messaggio chiaro e preciso: abbiamo bisogno di voi, ma dovete cambiare” ha dichiarato il direttore Agi Mario Sechi rinnovando l’impegno dell’agenzia in questa direzione preannunciando una serie di iniziative volte al lancio di una vasta gamma di prodotti, un radicale processo di rinnovamento che culminerà con la realizzazione del nuovo sito internet agi.it
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