(Teleborsa) – L’economia mondiale subirà un “forte rallentamento” ma “non ci sarà recessione”. A dirlo è Prometeia nel suo Rapporto di settembre 2019 sulle previsioni macroeconomiche che stima il Pil mondiale in rallentamento con un +3% nel 2019 e un +2,6% nel 2020.
Rispetto al passato, il rallentamento sembra avere però “connotati meno finanziari’ e più reali“, con il coinvolgimento in particolare del “settore industriale e la manifattura, che risentono molto delle tensioni commerciali, con gli scambi globali calati nel secondo trimestre di quest’anno, per la prima volta dal 2009″.
L’Istituto allontana al momento il fantasma della recessione, specificando che “in un quadro in cui la politica monetaria non può più’ produrre effetti rilevanti, la politica economica ha comunque ancora la possibilità di rallentare il declino, spostando l’enorme massa di liquidità in circolazione verso investimenti reali e capitale umano“.
In riferimento all’eurozona, la previsione del Pil si attesta al +1,1% sia nel 2019 sia nel 2020, con la Germania tra i Paesi che soffrono maggiormente la frenata negli scambi commerciali.
“I governi con alto potenziale di spesa – sueggerisce Prometeia – dovrebbero aumentare gli investimenti pubblici. Se tutto lo “spazio fiscale” venisse investito (piano da 120 miliardi), Prometeia stima “fino a +1,2% di effetto aggiuntivo sul Pil dell’eurozona“.
Per quanto riguarda l’Italia, l’istituto conferma la previsione di una crescita del Pil dello 0,1% nel 2019, mentre ha leggermente rivisto al rialzo quella per il 2020 al +0,6% da +0,5% di luglio.
Secondo Prometeia, gli effetti negativi di un quadro internazionale peggiore saranno compensati per l’Italia dai bassi tassi di interesse, con una politica di bilancio che resta blandamente espansiva. “L’Italia beneficia della riduzione dei tassi e del rischio sovrano: una nuova occasione per riportare il debito pubblico su un sentiero decrescente e riavviare le riforme strutturali”, rileva l’istituto.
Il rapporto deficit/Pil è stimato all’1,9% nel 2019 e, senza l’aumento dell’Iva l’anno prossimo, al 2,1% nel 2020, grazie in particolare alla minore spesa per interessi legata alla discesa dello Spread Btp-Bund: il differenziale tra i rendimenti del titolo italiano e di quello tedesco è atteso nel 2020-2022 in media intorno a 120 punti base.
L’Istituto prevede una manovra netta da 14 miliardi (interventi restrittivi per 18 miliardi, misure espansive per 4), che andranno a contenere il deficit, contando anche una riduzione della componente tributaria del cuneo fiscale sul lavoro dipendente e un taglio lineare delle tax expenditures.