Si intitola “Pil, spread, debito pubblico e altre pillole di economia”, il libro di Luigi Pecchioli, edito da Diarkos che affronta con parole semplici questioni apparentemente complesse come l’inflazione, la svalutazione, lo spread, il debito pubblico ed i possibili effetti di un’uscita unilaterale dall’euro, spesso rappresentate in modo distorto e allarmistico.
Il saggio offre al lettore nozioni che gli consentono di ragionare su questioni economiche che in generale si pensa siano complesse e riservate agli addetti ai lavori, chiarendo concetti che aiutano a sfatare alcuni miti come, ad esempio, il fardello del debito pubblico. L’economia “è la spiegazione di quello che ci accade ogni giorno quando interagiamo per scambiarci beni e servizi”.
Siamo costantemente bombardati da esperti e politici che continuamente ci ricordano tutti i nostri guai economici, di come il nostro debito pubblico ci impedisca di agganciare la ripresa e l’arretratezza del nostro sistema produttivo ci impedisca di competere a livello internazionale. Sappiamo che l’uscita dall’euro sarebbe una sciagura, che i nostri risparmi si volatizzerebbero e i nostri mutui diverrebbero insostenibili. Perchè quindi scrivere un ennesimo saggio di divulgazione economica? Perchè quello che sappiamo è totalmente falso.
Luigi Pecchioli spiega che “i problemi ci sono e vanno saputi affrontare, con la consapevolezza che, anche se all’inizio non sarà facile, il recupero della sovranità monetaria e fiscale è l’unica strada per riprendere a crescere davvero”. Ma le conclusioni del libro avvertono che la propaganda informativa è finalizzata a uno scopo unico.
Convincerci che fuori dall’euro è “pianto e stridore di denti” e che finiremmo male se lasciati a noi stessi. Ma l’autore è fiducioso perché ha fornito un quadro più preciso della realtà, utile a esaminare in maniera critica quanto viene detto in TV e sui giornali. D’altra parte “solo la consapevolezza e la capacità critica rendono davvero liberi e in grado di esprimere consapevolmente il proprio volere nelle forme democratiche”.