Ci vorranno più di 202 anni prima di raggiungere la parità di retribuzione tra uomo e donna nel mondo, o almeno questo è quello che è stato riportato nel rapporto sul Global Gender Gap del World Economic Forum.
Pensare tuttavia che il gender pay gap sia risolvibile con la sola introduzione di un salario minimo (uguale per lavoratori e lavoratrici) non è del tutto corretto. Vi sono diversi fattori, infatti, che incidono negativamente sulla disparità di genere, perché hanno un peso maggiore sulla stabilità finanziaria delle donne rispetto a quella degli uomini.
L’assistenza all’infanzia a prezzi non accessibili, orari poco flessibili a lavoro e diritti di maternità spesso negati (o la mancanza di politiche aziendali che vadano incontro alle madri lavoratrici), per esempio, finiscono con l’ostacolare spesso la carriera di una donna. Buona parte del reddito, quindi, viene inevitabilmente destinata a queste necessità, così che lavorare, in questi casi, diventa possibile solo quando si hanno le risorse sufficienti per far fronte a tutto il resto.
In Italia, dopo la disparità di genere è un problema economico oltre che sociale, le donne guadagnano meno degli uomini a lavoro. Secondo gli ultimi dati resi noti da Eurostat lo stipendio di una donna è in media minore del 5,5% rispetto ai colleghi maschi.
Da dove partire, allora, per cercare di estirpare questo problema alla radice? Prima di tutto dall’abolizione di tutti quei preconcetti che non fanno altro che danneggiare l’intera categoria. Le donne non devono aver paura di dimostrare la loro influenza e non devono solo puntare all’indipendenza finanziaria ma devono mettersi in gioco, rischiare e chiedere fiducia ad aziende ed investitori.
La società continua a non dare la giusta importanza a questo genere di cose ma il cambiamento culturale e sociale deve fare da spinta a quello economico e finanziario.
Diversi studi, inoltre, dimostrano oggi che le società che hanno investito su strategie volte a combattere il gender pay gap hanno anche ottenuto profitti maggiori. Cambiare il sistema, in questo senso, vorrebbe dire quindi avere anche dei grossi benefici a livello economico, e farebbe respirare le casse statali (con un impatto sul Pil non indifferente).
In tutto questo, come è facile intuire, un ruolo cruciale giocano i leader di governo. Le pressioni dal basso (ovvero quelle dei cittadini) devono essere costanti, mirate e sempre più insistenti, ma la verità è che ogni richiesta deve essere ascoltata e accolta per produrre i suoi effetti. L’unico modo per fa sì che questo accada è scegliere con accuratezza chi ci rappresenta, vedere quanto spazio è dedicato alla disparità di genere nei diversi programmi elettorali ed usare il voto come mezzo per arrivare allo scopo finale.