(Teleborsa) – Infrastrutture ad alta velocità per far viaggiare velocemente le merci del made in Italy. È la richiesta fatta da Coldiretti all’incontro con il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini in vista della manovra finanziaria d’autunno.
“Per sostenere le imprese e favorirne la competitività occorre agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”, ha precisato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini al vertice che si è tenuto al Viminale.
Per il presidente dell’associazione è “necessario affrontare l’asimmetria che si va creando fra la dotazione infrastrutturale delle regioni del Nord e quelle del Sud” e che crea “un danno in termini di minor opportunità di export al quale si aggiunge il maggior costo della ‘bolletta logistica’ legata ai trasporti e alla movimentazione delle merci. Per questo – continua Prandini – è fondamentale superare questi ritardi per far viaggiare le nostre produzioni a velocità maggiori per tutte le destinazioni”.
Altro tema è quello della riduzione del cuneo fiscale che permette di “abbassare il costo del lavoro per destinare il risparmio ottenuto ai lavoratori che potrebbero così avere più risorse da spendere per i consumi innescando un moltiplicatore della ricchezza utile alla ripresa”.
Legato a ciò c’è anche la necessità di scongiurare l’aumento dell’Iva che, sottolinea Prandini, “in una situazione di calo di consumi rischierebbe di accelerare il trend deflattivo”.
Per quello che riguarda la burocrazia, Coldiretti sottolinea la necessità di snellirla e renderla più efficiente “perché non possiamo avere tempi ordinari rispetto a emergenze come l’arrivo di specie aliene, ad esempio la cimice asiatica, che invece richiedono interventi immediati del Ministero dell’Ambiente e controlli sulle merci importate nel nostro Paese. Bisogna essere più veloci nel dare risposte alle imprese e nell’agire sui tavoli UE su temi che vanno dalla direttiva nitrati agli accordi di libero scambio”.
Infine – evidenzia Prandini – “per quanto riguarda i progetti di autonomia differenziata si dovranno prendere ad esempio le regioni più virtuose garantendo alle imprese di ogni parte d’Italia la possibilità di cogliere le medesime opportunità legate ai fondi e alle politiche comunitarie evitando che si perdano risorse importanti. L’autonomia deve essere vista come uno strumento per far crescere tutto il Paese e non per penalizzare alcune regioni – conclude Prandini – bisogna prendere esempio da ciò che funziona e applicarlo. Alcune materie di carattere strategico come il commercio estero e l’internazionalizzazione devono però rimanere sotto una regia nazionale”.