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Istat, in Italia oltre 17 milioni a rischio povertà

(Teleborsa) – Oltre 17 milioni di italiani sono a rischio povertà e più di 5 milioni vivono in condizioni di povertà assoluta. È uno dei dati emersi dal rapporto SDGs 2019 redatto dall’Istat. Il report riporta i dati italiani in merito all’Agenda 2030, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: costituita da 17 Obiettivi, l’agenda ha come scopi primari l’eliminazione della povertà, la protezione del pianeta e il raggiungimento di una prosperità diffusa.

POVERTA’: In tema di povertà, l’istituto nazionale di statistica ricorda che tra il 2016 e il 2017 il numero di persone a rischio povertà o esclusione sociale è diminuito in Europa, pur coinvolgendo ancora il 22,4% della popolazione (113 milioni di individui). Anche in Italia si è registrato un leggero calo con il 28,9% della popolazione (circa17 milioni e 407 mila individui) a rischio povertà, dato in diminuzione rispetto al 30% toccato nell’anno precedente. Di questi, 5 milioni e 58mila (8,4%) vivono in povertà assoluta, con in particolare le condizioni dei minori che rimangono critiche: tra di loro, i poveri assoluti sono infatti il 12,1%.

LAVORO E CRESCITA ECONOMICA: Sul tasso di crescita annuo del Pil reale pro capite il rapporto indica un miglioramento negli ultimi tre anni con un +1,0% nel 2018. Sostanzialmente stazionario, invece, il valore aggiunto per occupato. Il tasso di occupazione continua a crescere nel 2018 (63%; +0,7 punti percentuali rispetto al 2017), recuperando per la prima volta i livelli pre-crisi. I differenziali rispetto alla media UE, di genere e per età, sono però ancora rilevanti. Nel 2018, il tasso di disoccupazione è sceso al 10,6% (-0,6 punti rispetto al 2017; +3,9 punti rispetto al 2008). Tuttavia, il divario tra tasso di disoccupazione italiano ed europeo è pari a +3,6%, cosa che pone l’Italia al terzo posto nella graduatoria europea per livello del tasso di disoccupazione.

IMPRESE: Sul fronte imprese, il 2016 vede il calo generico del peso dell’industria manifatturiera che rimane importante in Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia, mentre si conferma il divario tra l’Italia e gli altri grandi Paesi europei in investimenti in Ricerca e Sviluppo, specie al SUD dove il numero di ricercatori è pari a meno della metà rispetto al Centro e al Nord.

Aumentano le imprese innovative, salite nell’ultimo triennio di 6,2 punti percentuali, arrivando a quota 38,1 imprese ogni 100. Inoltre, tra il 2012 e il 2016, è crescita la percentuale di valore aggiunto delle imprese manifatturiere italiane a medio-alta tecnologia (MHT) sul valore aggiunto totale del settore.

REDDITO E DISUGUAGLIANZE: Il rapporto evidenzia l’impatto della crisi sui redditi più bassi, i più colpiti dopo il 2008. L’effetto negativo della crisi si è arrestato soltanto nel 2016, quando la crescita del reddito è aumentata per le famiglie con i redditi più bassi (+4,8%) che per il totale delle famiglie (+2,7%).

PUBBLICO e SVILUPPO: Per il comparto del Pubblico, il 2018 ha visto in leggero calo le entrate delle amministrazioni pubbliche al 42,1% del Pil, una quota leggermente decrescente a partire dal 2016, ma superiore di 2,1 punti percentuali rispetto al 2000. Nonostante l’aumento registrato anche nel 2017, la quota di reddito nazionale lordo destinata dall’Italia all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (pari a 0,30) è ancora molto distante dai target del 2030 e sotto il contributo medio dei Paesi del DAC (Development Assistance Committee). Ancora ampi i differenziali regionali nel ricorso all’ICT. La percentuale di popolazione che utilizza Internet è cresciuta rapidamente, così come l’incidenza di imprese dotate di sito web, ma i divari territoriali sono rilevanti.


Fonte: https://quifinanza.it/finanza/feed/

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