Da mesi ormai si discute della Manovra Finanziaria. Quando Matteo Salvini, a metà agosto, ha aperto la crisi di Governo, le attenzioni di tutti si sono concentrate sulla Legge di Bilancio 2020. Era fondamentale riuscire ad approvarla entro i termini e, alla fine, tra polemiche e scontri tra maggioranza e opposizione che non sono mancate, l’Esecutivo giallo – rosso è riuscito a portarla a casa e ad evitare l’esercizio provvisorio.
Tra gli interventi più discussi, sicuramente, rientrano quelli volti ad evitare gli aumenti Iva nel 2020. Adesso che i lavori sono terminati, e che il testo della Manovra 2020 è diventato legge, possiamo affermare con sicurezza che questo pericolo è stato scongiurato. Non si è però fatto in tempo a chiudere la polemica sulle imposte in aumento nel 2020, che già si pensa al prossimo anno, che si porterà in eredità un incombenza di 47,1 miliardi di cui – inevitabilmente – bisognerà tenere quando si lavorerà alla prossima Manovra Finanziaria.
Le clausole di salvaguardia Iva e le accise sui carburanti aumenteranno a partire dal prossimo anno, e nel biennio 2021 – 2022 saliranno rispettivamente a quota 44,2 miliardi nel primo caso e a 2,9 miliardi nel secondo. Un conto salato di cui, probabilmente, ne pagheranno le spese i contribuenti italiani il prossimo anno, e che può essere considerato una conseguenza delle modifiche e le nuove coperture individuate durante i lavori preliminari all’approvazione della Legge di Bilancio 2020.
Questo, in pratica, vuol dire che, come accaduto quest’anno, anche nel 2021 il Ministero dell’Economia sarà costretto ad impiegare una buona parte delle risorse economico – finanziare nel far fronte ad un impegno che – inevitabilmente – sottrarrà risorse a qualsiasi tipo di intervento destinato ad occupazione e sviluppo.
Sperare di poter contare di nuovo su una certa flessibilità da parte dell’Ue, ad oggi, risulta difficile. Già quest’anno infatti è stato scongiurato il rischio di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia dopo una serie di incontri con la Commissione che hanno tenuto tutti col fiato sospeso, per questo motivo confidare di nuovo sul fatto di poter risolvere il problema chiedendo più tolleranza sul deficit in bilancio è un azzardo.
Non a caso i tecnici stanno già iniziando a valutare tutte le ipotesi possibili, a partire appunto da un mix di interventi che potrebbe far aumentare l’Iva (per esempio attrazione una rimodulazione dei beni sottoposti a questo tipo di imposta o ad una revisione delle aliquote).
Toccherà a Movimento 5 Stelle e Pd cercare di trovare una soluzione? La linea politica, per ovvi motivi, è ancora incerta. Oppure le alleanze verranno riscritte di nuovo? A fare da ago della bilancia, sicuramente, saranno i risultati elettorali e le successive risposte dei partiti di maggioranza e opposizione.