(Teleborsa) – I tassi restano fermi in una forchetta fra il 2,25% e il 2,50%. Per ora. Ma la Fed abbandona l’approccio “paziente” aprendo di fatto la porta a un possibile taglio dei tassi di interesse. Alla luce “dell’aumento delle incertezze”, la Banca Centrale americana si dice pronta ad “agire in modo appropriato” a sostegno dell’espansione economica.
Il linguaggio utilizzato lascia intendere che il taglio dei tassi arriverà presto, a luglio e dopo l’estate, quando cioè il quadro sullo stato dell’economia americana e mondiale e soprattutto l’esito della guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina ancora in corso di svolgimento, sarà più chiaro.
POWELL SFIDA TRUMP – La decisione di lasciare i tassi fermi è una sfida dichiarata a Donald Trump, che chiede ormai da tempo un taglio del costo del denaro criticando apertamente la banca centrale e, in particolare, il suo Presidente Jerome Powell, finito nel mirino.
“La legge è chiara. Il mio mandato è di quattro anni e intendo servire tutto” taglia corto Powell a chi gli ha chiesto un commento sulle ultime indiscrezioni, secondo le quali Trump avrebbe chiesto ai suoi legali di esplorare le implicazioni legale di una rimozione e di un declassamento di Powell.
La Casa Bianca, infatti, avrebbe sondato la possibilità di declassare Powell, strappandogli il titolo di Presidente della Fed e lasciandogli solo quello di governatore della banca centrale. A riportarlo l’agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali il legale della casa Bianca ha esaminato le implicazioni legali di tale mossa già lo scorso febbraio, quando cioè Trump ha paventato per la prima volta un licenziamento di Powell.
“Vediamo cosa fa”, aveva risposto Trump a chi lo interrogava sull’ipotesi, poche ore prima della decisione della Fed. Powell ha fatto la sua mossa. Non resta che aspetterà come la prenderà il Tycoon.