Braccio di ferro tra il Governo e la multinazionale dell’acciaio ArcelorMittal. Nel corso della conferenza stampa notturna, convocata dopo dodici ore di riunioni a tensione massima, a prendere la parola è il Premier Giuseppe Conte i cui toni raccontano una situazione di particolare criticità.
Pesantissime le condizioni messe sul piatto da ArcelorMittal per non riconsegnare le chiavi dell’acciaieria di Taranto. Su tutte, 5mila esuberi. Richiesta che Conte definisce, senza giri di parole, “inaccettabile”.
Il Governo scopre le carte : “Abbiamo detto che siamo disponibili a una nuova immunità penale (questione sulla quale va nel contempo in scena lo scontro nella maggioranza con un nutrito gruppetto M5S pronta a fare resistenza). Ci è stata rifiutata”. Poi la precisazione: “Il tema non è lo scudo. Il problema è industriale, ArcelorMittal – continua il Presidente del Consiglio – ritiene che l’impianto produttivo, a questi livelli, non è sostenibile e non può mantenere i livelli occupazionali”.
Infine, l’affondo: “Qui dobbiamo alzare la posta in gioco, dobbiamo alzare il nostro orizzonte d’osservazione. Questo Paese non si lascia prendere in giro. Questo è un Paese serio. L’Italia sia compatta e regga l’urto di questa sfida”.
Per quanto dai contorni drammatici, la trattativa con ArcelorMittal non è ancora definitivamente chiusa e si continuerà a negoziare ad oltranza. “Al momento la via concreta è il richiamo alla loro responsabilità”, spiega Conte che ha chiesto a Lakshmi Mittal e a suo figlio di aggiornarsi tra massimo due giorni per una nuova proposta.
Intanto, nell’esecutivo più di qualcuno inizia a domandarsi se davvero convenga che l’azienda resti, per questo, parallelamente, si stanno cercando “strade alternative”. Il Governo vuole evitare di restare con il cerino in mano e lavora al piano B.
SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA – Nella giornata di ieri, la Fim-Cisl si è mossa autonomamente – a vertici in corso – con uno sciopero immediato che ha registrato alta adesione tra gli 8.200 operai di Taranto. In serata Fiom e Uilm hanno proclamato una nuova giornata di astensione dal lavoro per l’8 novembre con una manifestazione a Roma “per salvaguardare il futuro ambientale e occupazionale del territorio ionico” e “di fronte all’arroganza” di ArceloMittal e “ad una totale incapacità ed immobilismo della politica”.