Le concessioni autostradali sono il tema caldo di questi giorni. Dopo la norma prevista dal decreto Milleproroghe, che di fatto anticipa la possibile revoca ad Autostrade per l’Italia, causando un terremoto nel gruppo Atlantia e una pesante perdita del suo titolo in borsa, sulla questione arrivano le indicazioni della Corte dei Conti.
La Corte si era già pronunciata in passato contro il sistema di concessioni delle autostrade, ritenuto troppo sbilanciato a favore dei privati. Ora, nella relazione “le concessioni autostradali”, pubblicata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, la Corte dei Conti afferma la necessità di “individuare il punto di equilibrio tra remunerazione del capitale e tutela degli interessi pubblici e dei consumatori, in un contesto di effettiva attuazione dei principi della concorrenza e dell’efficienza gestionale“.
La magistratura contabile sottolinea anche l’esigenza di introdurre in tempi rapidi un sistema tariffario che consenta un rendimento sul capitale investito, compatibile con quello di mercato per gli investimenti di rischio comparabile e di procedere all’accelerazione delle procedure per la messa a gara delle convenzioni scadute.
Servono, poi, maggiori controlli sulle infrastrutture e una continua verifica sugli investimenti. L’obiettivo, rileva la Corte, deve essere quello di superare le inefficienze riscontrate, come l’irrazionalità degli ambiti delle tratte, dei modelli tariffari, di molte clausole contrattuali particolarmente vantaggiose per le parti private, gli investimenti in diminuzione o sottodimensionati con possibili extraprofitti, la lunghezza delle procedure dopo la scadenza delle vecchie convenzioni. Una situazione critica che, secondo la Corte, è stata accentuata dal mancato rinnovo delle concessioni, dunque dall’assenza di una concorrenza di mercato.
Numerose carenze nella gestione delle autostrade sono state, poi, evidenziate dalle autorità indipendenti, afferma sempre la Corte. In particolare, dopo la privatizzazione della rete autostradale sono state rilevate criticità in merito: alle tariffe, non regolate da un’autorità indipendente secondo criteri di orientamento al costo; sul capitale, non remunerato con criteri trasparenti e di mercato; sull’accertamento periodico dell’allineamento delle tariffe ai costi; sui controlli degli investimenti attraverso la verifica delle capacità realizzative e manutentive.
La Corte dei Conti, inoltre, richiama il Ministero dei Trasporti, che fa capo a Paola De Micheli (PD), ricordando che l’Ansfisa, “l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali a oggi non è operativa“, smentendo quanto in precedenza affermato dalla stessa ministra.
Ancora nella sua relazione. la Corte dei Conti ricorda di aver già definito “illegittimo” nel 1997 il mancato ricorso al mercato per l’attribuzione della concessione delle autostrade. All’epoca fu utilizzato lo strumento del decreto, che approvava la concessione tra Anas e l’allora Società Autostrade, che poi sarebbe stata acquisita dalla famiglia Benetton. Il decreto fu firmato dal Ministro dei Lavori pubblici Paolo Costa e da quello del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi, mentre Presidente del Consiglio era Romano Prodi.
La concessione a Società Autostrade sarebbe dovuta scadere nel 2018, ma il governo in carica al momento della stipula ne chiese e ottenne il prolungamento fino al 2038, nonostante le obiezioni della Corte dei Conti. La Sezione di controllo e le Sezioni riunite della Corte dei Conti ricusarono il visto e la registrazione del provvedimento.
Sulla possibile revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia e al gruppo Atlantia non è stata ancora presa una decisione definitiva, poiché il decreto Milleproroghe è stato approvato “salvo intese”, dunque i suoi provvedimenti potranno essere rivisti. Nel frattempo, il governo ha annunciato che una decisione sarà presa a gennaio.