“Prenderemo anche in considerazione la risposta di Conte ieri, ma in questo momento una procedura per debito è giustificata, quindi andiamo a lavorare, in maniera costruttiva, per evitarla. Ma non lo si fa attraverso scambi, commenti sulle regole: lo si fa sul rispetto delle regole che sono intelligenti e favoriscono la crescita”. Lo ha detto il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici rispondendo ai giornalisti.
Tradotto: servono numeri e cifre convincenti. Non parole. E di numeri e cifre, nella lettera inviata ieri dal Presidente del Consiglio Conte per gettare le basi del negoziato se ne sono letti ben pochi.
Un testo, quello indirizzato agli altri 27 Paesi membri Ue, al Presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e al Presidente del Consiglio Ue Donald Tusk – dai contenuti politici più che economici con cui ha chiesto formalmente alla Commissione UE di aprire il confronto sulle regole che governano l’Unione confermando, certo, l’impegno dell’Italia a rispettare i parametri europei.
“Ritengo nostro dovere aprire adesso, senza ulteriore indugio, una fase costituente per ridisegnare le regole di Governo delle nostre società e delle nostre economie riconsiderando modelli di sviluppo e crescita che si sono rivelati inadeguati di fronte alle sfide poste da società impoverite, attraversate da sfiducia, rancore e delusione”, aveva scritto.
Bruxelles alza il muro – Dicevamo: numeri, non dichiarazioni di intenti che al momento non sembrano aver convinto Moscovici: “L’Italia è un Paese che ha usufruito molto della flessibilità negli anni, per miliardi di euro”, ha continuato. “Ma non dobbiamo dimenticare che le regole sono lì per essere rispettate, ed è per questo che abbiamo ancora una discussione con le autorità italiane”, ha aggiunto, “per assicurarci che le regole siano pienamente, pienamente rispettate”. “Non parliamo della multa, non sono mai stato interessato, non sono mai stato a favore delle sanzioni, sono sempre una punizione, ma sono a favore del rispetto delle regole”, ha concluso il commissario agli Affari economici.
Il Premier insiste sul “doppio binario” della discussione: sul fronte “tecnico“, annuncia che “mercoledì in Consiglio dei ministri faremo definitivamente l’assestamento di bilancio per certificare che i conti vanno meglio del previsto“. Inoltre il ministero dell’Economia ha chiesto a Cassa depositi e prestiti un extra dividendo per quasi un miliardo di euro.
Per scongiurare l’azione disciplinare sul bilancio, Roma mette sul piatto tagli per 2 miliardi di euro della spesa pubblica, concordata con l’Ue lo scorso dicembre, e i ‘risparmi’ di circa 3 miliardi in arrivo dal reddito di cittadinanza e Quota 100.
L’obiettivo è chiudere il 2019 con un deficit al 2,1% del Pil, al di sotto dunque del 2,5% stimato dalla Commissione Ue ma sulla trattativa pesano anche gli impegni per il 2020,con particolare riferimento ai 23 miliardi di clausole Iva da disinnescare con tagli di spesa equivalenti e la flat tax alla quale la Lega non ha alcuna intenzione di rinunciare.
Insomma, la partita è ancora tutta da giocare, ma dalle parti di Roma, si sussurra che, al momento, per evitare la procedura di infrazione servirebbe un vero e proprio miracolo.