La Brexit – ormai senza fine – si incatena all’ennesimo rinvio mentre Westminster imbocca la strada – che sembra segnata – delle elezioni anticipate senza tuttavia trovare ancora il bandolo della matassa sul quando e sul come. Fatto sta che ieri Londra ha vissuto l’ennesima giornata da thriller.
Attraverso il tweet ufficiale del Presidente del Consiglio UE Donald Tusk l’Unione Europea ha fatto sapere di aver formalmente accettato la richiesta del rinvio per la Brexit, rimandando la data ultima al 31 gennaio 2020. Una proroga flessibile (o ‘flextension’, nel linguaggio degli eurocrati) – che Boris Johnson è costretto suo malgrado a inghiottire – annunciata dai 27 che consentirà a Londra l’opportunità di uscire in ogni momento nei prossimi tre mesi.
In tarda serata, il Premier britannico Boris Johnson si è presentato in Parlamento per presentare la mozione annunciata nei giorni scorsi e presentata dal suo Governo per chiedere alla Camera dei Comuni l’ok ad elezioni anticipate il 12 dicembre. “Questo Parlamento ha esaurito la sua funzione”, ha detto il Premier Tory aggiungendo che avrebbe “preferito attuare la Brexit” il 31 ottobre come aveva promesso, ma ha accusato la Camera di aver rinviato il suo deal e l’opposizione di non rispettare il referendum del 2016: il risultato è un rinvio di “altri tre mesi” che il popolo non vuole e a un costo di “un miliardo di sterline al mese in più”.
In un clima rovente, la Camera dei Comuni ha però respinto la mozione con 299 voti a favore e 70 contro, senza raggiungere la soglia necessaria della maggioranza dei due terzi, come era già successo diverse volte in passato.
Johnson ci riprova – Al Governo Tory resta però ora la strada di sostenere la nuova proposta di altri due partiti d’opposizione, LibDem e Snp, per andare al voto il 9 dicembre modificando a maggioranza semplice la legge vigente sulle elezioni. Johnson ha tuttavia annunciato che presenterà un breve testo di legge con la data delle elezioni fissata nel 12 dicembre che necessiterà della sola maggioranza semplice per essere approvata, da sottoporre al voto dei deputati nella giornata di martedì.