(Teleborsa) – “Quando norme e condizioni costringono le banche a investimenti di salvataggio, lo sforzo subito è gravoso. Ma ora speriamo davvero che sia l’ultima. Di più non possiamo fare”. È quanto afferma il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli in un’intervista al Sole 24 Ore, commentando lo stato di salute del settore dopo l’ultimo intervento a salvataggio della Popolare di Bari.
Il sostegno del Fondo interbancario sulla Popolare di Bari – ha sottolineato Patuelli – “è reso possibile dalla sentenza del Tribunale Ue del marzo scorso che ne riconosce la natura privata, che è poi connesso alla conversione in legge del decreto che autorizza l’intervento dello Stato. Gli ultimi anni – ha aggiunto – ci hanno dimostrato che il rilancio di un’azienda bancaria è possibile al pari di quelle industriali”. Per il presidente dell’Abi nessun timore, dunque, che le risorse stanziate siano a fondo perduto. “Lo erano – ha affermato Patuelli – quelle destinate alle quattro banche del centro Italia andate in risoluzione quattro anni fa. Oggi su Carige e domani su Bari, il Fondo avrà in mano delle quote azionarie: non è una differenza da poco”.
In riferimento alla Vigilanza unica sul settore bancario in capo alla Bce, introdotta il 4 novembre 2014, il presidente dell’Abi ha definito il fatto che in questi anni Francoforte non abbia avocato a sé la vigilanza su Bari “un segnale di fiducia verso la Banca d’Italia di cui bisogna tenere conto prima di arrivare a improvvisate conclusioni”.
Dure le parole di Patuelli sul Bail in, in vigore da 4 anni. “Vale la pena di fare uno sforzo e abolirlo – ha sentenziato –. È uno spauracchio inefficace. Che tra l’altro contrasta anche con la Costituzione anche della Repubblica italiana, che prevede la tutela del risparmio anche sopra i 100mila euro”.