(Teleborsa) – Un fantoccio di un operaio della Whirlpool di Napoli in croce con la scritta “Sud” al posto di “Inri”, ha aperto il corteo dei lavoratori della multinazionale che oggi hanno manifestato per le strade cittadine per chiedere garanzie e sicurezza sullo stabilimento napoletano.
Oltre 5mila i partecipanti al corteo, che ha visto la presenza anche del sindaco di Napoli Luigi de Magistris e i gonfaloni dei Comuni di Ercolano, Pomigliano D’Arco, Torre del Greco, Pozzuoli e Torre Annunziata e della Città metropolitana di Napoli, invitati dallo stesso primo cittadino napoletano a partecipare alla protesta.
Lo sciopero di quattro ore è stato organizzato a sostegno della vertenza Whirlpool e di tutte le crisi aziendali e del terziario dell’area metropolitana, come ha ricordato il segretario Uil Campania, Giovanni Sgambati, che ha elencato le altre situazioni di crisi, a partire da Auchan, American Laundry, Jabil e “di tutte quelle realtà presenti sul territorio che, ciascuna in maniera diversa dalle altre, stanno vivendo la crisi”.
La manifestazione è stata confermata dai sindacati nonostante la decisione dell’azienda di fermare la procedura di licenziamento collettivo e di riprendere la produzioni di lavatrici a Napoli a cui però non è seguita la scelta di investire in nuove produzioni.
“La partita in questo momento è in mano al governo, ma la città sta facendo la sua parte e siamo fiduciosi perché c’è una grande unità di lotta”, ha dichiarato de Magistris.
“Il 7 novembre nell’incontro con il presidente del Consiglio, porterò la forza, la dignità e il coraggio di una città che non molla e delle lavoratrici e dei lavoratori che vogliono riprendere a lavorare con serenità”, ha aggiunto il primo cittadino ricordando l’incontro che avrà con il premier la prossima settimana.
“Sentiamo sempre parlare di Questione meridionale, le parole ci hanno molto stancato“, ha sottolineato de Magistris. “Qui è tutto precario ma – ha proseguito – è certo che questa lotta non si fermerà finché non porteremo a casa il risultato, cioè la ripresa a regime pieno della produzione di lavatrici a via Argine, la stabilità dei posti di lavoro e il rispetto degli accordi sindacal”i.
“Il premier ci deve confermare che conta più un accordo preso con governo e sindacati che non una scelta arbitraria di una multinazionale che, da un giorno all’altro, decide di andar via”, ha concluso.