(Teleborsa) – La Camera Usa ha votato, e con 230 si e 197 no è “Impeachment” per il Presidente Donald Trump. L’esito del voto era scontato, essendo appunto la Camera a maggioranza democratica. Per rendere esecutivi i capi d’accusa si dovrà attendere ora il voto del Sentato, a maggioranza repubblicana, il partito del Presidente, previsto per gennaio. Salvo clamorose sorprese, dunque, tutto si dovrebbe risolvere in un nulla di fatto. E tutto lascia intendere, almeno dai risultati dei sondaggi, che nelle elezioni presidenziali del prossimo autunno Trump ha buone probabilità di esser confermato per il suo secondo mandato.
Due i capi di imputazione cavalcati dai democratici: “abuso di potere” e “ostruzione dell’inchiesta condotta dal Congresso”. L’accusa è aver esercitato pressioni indebite sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky perché la magistratura di Kiev riaprisse un’indagine per corruzione a carico del figlio di Joe Biden, ex vicepresidente e attuale candidato alla nomination democratica in vista della corsa alla Casa Bianca.
Il Tycoon avrebbe usato per proprio interesse personale, ovvero demolire un suo avversario politico, il blocco di aiuti militari per 400 milioni di dollari, già promessi agli ucraini. Poi concessi alla fine dell’agosto 2019. Il “fattaccio” era emerso dalla rivelazione del contenuto di telefonata tra Zelensky e Trump ad opera di un informatore rimasto fino ad ora anonimo.
Tre i precedenti nella storia degli Usa della procedura d’Impeachment, l’ultimo, il 19 dicembre 1998, vede protagonista Bill Clinton. In precedenza era toccato al successore di Abramo Lincoln, Andrew Jackson nel 1868, e Richard Nixon nel 1974, a causa dello scandalo Watergate. Nixon si dimise però prima del voto della Camera.
Il Congresso è l’organo legislativo del Governo federale degli Stati Uniti d’America e ha sede nel Campidoglio, a Washington. Il Congresso si compone di due camere: il Senato degli Stati Uniti e la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti.