(Teleborsa) – Fattura energetica in calo con un totale di 39,6 miliardi di euro nel 2019 e una diminuzione di 3,2 miliardi di euro rispetto al 2018 (-7,4%) e inferiore di 25 miliardi di euro rispetto al picco del 2012 (-39%).
È il dato rilevato dall’Unione petrolifera nel suo consuntivo annuale. Secondo i dati UP, il peso sul Pil scende al 2,2% rispetto al 2,4% del 2018. In aumento dell’1,3% le importazioni di greggio (52,5 milioni di tonnellate) a fronte di un calo del 10,5% nella produzione nazionale di greggio (4,2 milioni di tonnellate).
Nel 2019 i consumi complessivi di energia sono stimati pari a 161 MTep, prosegue l’Up, con una riduzione dell’1,2% rispetto al 2018, dovuta non solo a cause di natura climatica – a partire dalle temperature più miti rispetto allo scorso anno – ma soprattutto al contesto economico in stagnazione che ha rallentato le attività industriali, in particolare di quelle energy intensive.
Unico a crescere è il gas (+4%) che si conferma la prima fonte di energia del Paese con un peso del 38,5%, sostenuto dal recupero della produzione termoelettrica dovuto alle minori importazioni di energia elettrica (-13,9%), per la fermata del nucleare in Francia (da cui l’Italia dipende per oltre il 33% del proprio fabbisogno), e alla maggiore competitività degli impianti a ciclo combinato a gas rispetto ai solidi che hanno evidenziato un calo del 30%.
Il petrolio, dice ancora l’Unione petrolifera, stimato sui 58,2 MTep (-0,7%) e si conferma la seconda fonte con un peso di circa il 36%. Sostanzialmente costanti le rinnovabili in quanto la frenata dell’idroelettrico (-8%) è stata compensata dall’incremento di fotovoltaico (+9,5%) ed eolico (+12,6%).
Complessivamente l’Italia ha importato 64 tipi di greggio da 24 Paesi diversi. L’Iraq è il principale Paese fornitore (peso 20,1%), ma è l’ex Urss la prima area di provenienza (38,8%) tra cui spiccano Azerbaijan (16,8%) e Russia (15,3%), mentre diminuisce il contributo dell’Arabia Saudita (da circa il 12% al 7,8%).
In calo del 3% le importazioni di prodotti finiti, pari a 16,5 milioni di tonnellate, per la forte contrazione dei volumi di virgin nafta (-46,7%) e olio combustibile (-39%). In diminuzione anche le esportazioni (28,2 milioni di tonnellate, -5,5%) che, contribuendo alla bilancia commerciale per 12,6 miliardi di euro, rappresentano il 96% del nostro export energetico.
Nel 2019 le lavorazioni del sistema di raffinazione, tra greggio e semilavorati, si stimano a 70,9 milioni di tonnellate, con un calo dello 0,9% rispetto al 2019 e un tasso di utilizzo degli impianti sceso all’83%.