(Teleborsa) – E’ attesa per inizio maggio il debutto di Uber al Nyse, definito come l’IPO più imponente dopo quello vissuto dal comparto americano con Alibaba e Facebook.
Nonostante ciò, la società del ride hailing preferisce optare per una stima prudente ed una valutazione complessiva al di sotto dei 100 miliardi dollari. In origine questa era stata promossa intorno ai 120 miliardi mentre, ad oggi, viene repentinamente rivista al ribasso in un range che va tra gli 80 e i 90 miliardi. E’ stato anche fissato dal Gruppo il potenziale prezzo di collocamento in una forchetta che va dai 44 ai 50 dollari ad azione, anch’esso più cauto rispetto a quello indicato agli investitori il mese scorso e che ruotava nella fascia di prezzo dei 48-55 dollari.
Tre gli episodi chiave che ne hanno spento l’entusiasmo iniziale e ne hanno suggerito un approccio più conservativo. Il primo è stato l’esempio portato dalla concorrente , accolta il 29 marzo nelle contrattazioni a stelle e strisce e che ha visto da quel giorno una perdita di circa 30 punti percentuali e una capitalizzazione a circa 16,1 miliardi. Altro dubbio lo portano in seno le imponenti dimensioni dell’operazioni che si accompagnano alle perplessità sulle potenzialità del settore del ride-hailing.