(Teleborsa) – Rassicurare sulla tenuta dei conti e il rispetto degli accordi con l’Europa, evitando ulteriori scossoni che possano inasprire il clima economico-politico senza colpire le tasche degli italiani. Giovanni Tria allontana le nubi che si stanno avvicinando all’Italia, dopo l’arrivo della lettera della Commissione Europea sul mancato obiettivo della riduzione del debito nel 2018.
Per il 2019 “siamo abbastanza tranquilli, raggiungeremo gli obiettivi di bilancio che abbiamo concordato con la Commissione UE”, ha dichiarato nel suo intervento al Festival dell’Economia di Trento.
Secondo il titolare di via XX Settembre “nel 2019 ci sarà un deficit inferiore a quello scritto come previsione nel Mef e senza alcuna manovra. Andremo meglio dal lato della spesa e dal lato delle entrate”.
Per quanto riguarda la lettera arrivata da Bruxelles, Tria spiega che il “mancato obiettivo del debito nel 2018 da parte dell’Italia è dovuto principalmente al forte rallentamento dell’economia“
Tria ha dichiarato che la lettera “era attesa da tempo” ma che è stato decido di renderla nota “dopo le elezioni per non turbare in qualche modo il risultato elettorale. Stiamo rispondendo, il contenuto della risposta non è corretto dirlo prima che il ricevente la legga, non c’era nulla di segreto. Daremo la nostra risposta su come mai non abbiamo raggiunto l’obbiettivo, il problema è che c’è stato un forte rallentamento dell’economia l’anno scorso, questo è il motivo principale per cui non è stato centrato l’obiettivo del debito”
Capitolo regole europee, il ministro si è detto “meno ottimista di Matteo Salvini” sul loro cambiamento. “La vera questione non è sovranisti contro altri, ma le politiche europee da cambiare – ha dichiarato Tria – Ci sono 28 Paesi, una parte dei quali vuole evitare qualunque
forma di integrazione europea. Sono i Paesi del Nord, i veri sovranisti, che causano una paralisi decisionale. Quindi cambiare le regole è fondamentale”.
“Da un anno stiamo parlando di budget dell’Eurozona – ha spiegato – di 17 miliardi per 7 anni per 19 Paesi, stiamo parlando di niente. Il problema dell’Italia è un meccanismo bloccato, non i sovranisti, e va superato per il bene dell’Europa”.
Il nostro Paese, ha proseguito il ministro, deve poi affrontare un altro problema, cioè “non spaventare gli investitori: in un momento di forte rallentamento non siamo in condizioni di far aumentare il debito ma non possiamo andare in modo accelerato a riduzione del debito. Ciò non darebbe maggiore fiducia agli investitori che devono anche vedere prospettive di crescita”.