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Rapporto Bes, Istat: migliora benessere, ma quasi 2 milioni di giovani in sofferenza

(Teleborsa) – Nell’ultimo anno gli indicatori segnalano un miglioramento del benessere per l’Italia. E’ quanto emerge dalla settima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) che offre una lettura del benessere nelle sue diverse dimensioni, ponendo particolare attenzione agli aspetti territoriali. Gli indicatori del Bes, in tutto 130, sono articolati in 12 domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.

Oltre il 50% del totale dei circa 110 indicatori per cui è possibile il confronto – si legge – registra un miglioramento in tutte le aree del Paese, con valori più elevati al Nord (59,3%) e più bassi al Centro (50,9%)”.

L’analisi contestuale dei segnali negativi conferma, invece, le difficoltà del dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (4 indicatori su 12 hanno segnato un peggioramento) cui si affianca il Benessere economico (3 su 10 in peggioramento).

Nel 2018 oltre 2 italiani su 5 soddisfatti della propria vita – Migliorano nel 2018 le percezioni soggettive di benessere, con più di due individui su cinque che esprimono un giudizio elevato di soddisfazione per la propria vita (+1,8 punti percentuali rispetto al 2017). Aumenta anche la quota di individui ottimisti (+1,8 punti percentuali) e diminuisce quella relativa a un atteggiamento pessimista (-2 punti percentuali). Nel Mezzogiorno si registrano livelli più bassi di soddisfazione per la vita (-11,9 punti percentuali rispetto al Nord), di soddisfazione per il tempo libero (-7,5 punti percentuali rispetto al Nord) ed è anche più bassa la quota di popolazione che esprime un giudizio positivo sulle prospettive future (-5,5 punti percentuali rispetto al Nord). Più della metà degli individui intervistati (55,2%) – si legge nel rapporto – riferisce di aver sperimentato con maggiore frequenza stati d’animo positivi nelle 4 settimane precedenti l’intervista, mentre più di tre individui su cinque attribuiscono una valutazione favorevole al senso della propria vita.

Quasi 2 milioni di giovani in sofferenza – C’è un dato, però, da guardare con particolare attenzione. Sono quasi due milioni i giovani tra i 18 e i 34 anni in condizioni di sofferenza, ovvero a cui mancano due o più dimensioni del benessere (dalla salute al lavoro, dalla sfera sociale a quella territoriale, passando per l’istruzione). Quella che l’Istituto chiama la “multi-deprivazione” è più alta, si specifica, “tra i giovani adulti di 25-34 anni e nel Mezzogiorno”.

1,8 milioni di famiglie in povertà – Sono oltre 1,8 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta nel 2018, con un’incidenza pari al 7,0% delle famiglie, per un numero complessivo di 5 milioni di individui (8,4% del totale degli individui). Si registrano forti differenze territoriali: l’incidenza di povertà individuale è pari a 11,4% nel Mezzogiorno, mentre nel Nord e nel Centro è significativamente più bassa e pari a 6,9% e 6,6%.

“Nel 2018, la speranza di vita alla nascita raggiunge il massimo storico, 82,3 anni (80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne)”.L’Istituto di Statistica sottolinea anche come la maggiore longevità femminile si accompagni “a condizioni di salute più precarie”.

Sul fronte dell’istruzione – prosegue l’Istat – permane la criticità dell’abbandono scolastico precoce, con significative differenze regionali e per genere. Nel 2018, il 14,5% dei giovani tra 18 e 24 anni non ha conseguito il diploma di scuola superiore di secondo grado e non frequenta corsi di studio o formazione (13,8% nel 2016).


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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