(Teleborsa) – Giornata di lavoro intensa per l’esecutivo gialloverde quella di ieri, mercoledì 19 giugno, al termine della quale, è stata inviata la lettera del Premier Giuseppe Conte indirizzata agli altri 27 Paesi membri UE, al Presidente della Commissione UE Jean Claude Juncker e al Presidente del Consiglio UE Donald Tusk. Lo confermano fonti di Palazzo Chigi.
Obiettivo dichiarato accelerare i tempi per avviare quanto prima il negoziato e scongiurare la temuta procedura d’infrazione –caldeggiata dalla Commissione Europea – pronta ad abbattersi sul nostro Paese per via dell’alto debito.
PAROLA D’ORDINE DIALOGO – Nessuna volontà di portare avanti un muro contro muro, alimentando le frizioni. Anzi. “L’Italia in quanto Paese fondatore della casa comune europea, avverte la piena responsabilità di coltivare un dialogo aperto e costruttivo con la commissione Ue”. E’ quanto si legge in un passaggio della lettera. “Lo ha dimostrato anche nel dicembre 2018, allorché un intenso negoziato ha consentito di chiarire i dettagli della nostra manovra”, si legge ancora.
“Ritengo nostro dovere – recita un altro passaggio – aprire adesso, senza ulteriore indugio, una fase costituente per ridisegnare le regole di Governo delle nostre società e delle nostre economie riconsiderando modelli di sviluppo e crescita che si sono rivelati inadeguati di fronte alle sfide poste da società impoverite, attraversate da sfiducia, rancore e delusione”.
SERVE EQUILIBRIO TRA STABILITA’ E CRESCITA – Poi il Premier italiano si proietta al futuro, alla ricerca di un rinforzato equilibrio per rilanciare il “progetto europeo”: “Prima che l’Ue si trovi a dover affrontare nuove crisi finanziarie sistemiche e globali – si legge ancora – occorre una riflessione approfondita su come assicurare un effettivo equilibrio tra stabilità e crescita, tra riduzione e condivisione dei rischi. Come l’esperienza ha dimostrato se per assicurare la piena realizzazione dell’uno si sacrifica l’altro si rischia di pagare un prezzo molto alto per la coesione sociale ed economica dei Paesi membri e per la credibilità stessa del progetto europeo”.