(Teleborsa) – Si al remain, no alla Brexit. Appello deciso di Paul Nurse, premio Nobel per la Medicina 2001, presidente della Royal Society e direttore del Francis Crick Institute di Londra, il più grande centro di ricerca biomedica d’Europa. E proprio i numeri del Crick Institute, dove si studiano i meccanismi di riproduzione delle cellule per riuscire a contrastare attraverso gli anticorpi lo sviluppo del cancro nell’organismo, delineano la fotografia del grave dissesto che potrebbe verificarsi con la mancata interazione tra studiosi provenienti da Paesi al di fuori del Regno Unito. Dei 1.200 ricercatori, oltre il 50% arriva da Paesi Europei (50 gli italiani) e solo il 15% ha passaporto britannico.
“La ricchezza della ricerca e il valore economico che ad essa di accompagna si basa sulla diversità”. denuncia Paul Nurse, secondo il quale la Brexit è destinata a creare danni maggiori di quelli che provocherebbe il taglio dei fondi. In occasione dell’evento Teleborsa ha intervistato Paul Nurse sugli effetti della Brexit.
Alla domanda su quali siano i pericoli della Brexit, lo scienziato britannico ha risposto che la Brexit va contro i principi cardine della ricerca scientifica: apertura, condivisione di idee, abbattimento barriere culturali.
Per Nurse la Brexit “si sta avvitando su se stessa” e distrugge quell’apertura che è tipica della ricerca scientifica, cosicché mentre l’Europa sta finanziando la ricerca, il Regno Unito “diventa più vulnerabile scientificamente” con l’uscita dall’Ue. Con la Brexit – ha aggiunto – perderanno entrambi: l’UK che era leader in Europa e l’UE che era leader nel mondo.
Paul Nurse è fra gli esponenti del mondo scientifico inglese che hanno chiesto un nuovo referendum. A questo proposito il Presidente della Royal Society, affermando che è ancora possibile trovare una soluzione alternativa, ha ammesso che i “sondaggi sono ancora molto volatili” e che “sta crescendo la schiera di coloro che si oppongono”.
“Il processo è stato guidato troppo dagli estremisti del partito Conservatore” mentre i “partiti di opposizione non sono forti abbastanza per contrastarlo”, ha spiegato Nurse, aggiungendo che la Brexit è un problema per tutti – per l’UK, per l’Europa e per il mondo intero – poiché il nazionalismo va emergendo anche in altri paesi e bisogna contrastare questa tendenza.
“Solo lavorando tutti assieme le cose andranno meglio”, ha concluso.