(Teleborsa) – La nautica ha rialzato lo sguardo dopo la crisi e crede in un futuro di innovazione: quasi 4 imprese su 10 guardano al prossimo triennio con ottimismo pieno, mentre appena il 10% prevede un indebolimento. Sono i primi dati illustrati a Viareggio, provincia di Lucca, in occasione del “Versilia Yachting Rendez-vous” a conclusione dell’indagine “Fabbisogni occupazionali e di servizi nel settore della Nautica”, realizzata da Demopolis, in collaborazione con Navigo e i partner Action. Iniziativa promossa nell’ambito del programma di Cooperazione Transfrontaliera Marittimo Italia-Francia.
Il 38% degli intervistati è risultato ottimista sulla crescita del settore della nautica nel prossimo triennio. Per il 67% delle imprese della nautica l’attenzione all’ambiente rappresenta un’opportunità di crescita aziendale, mentre oltre un terzo immagina il successo occupazionale di esperti in eco-sostenibilità ed economia circolare.
Dirigenti e manager di imprese che operano in Toscana, Liguria, Sardegna, Corsica e Costa Azzurra, sono state le persone intervistate sui fabbisogni di servizi, di competenze e di nuova occupazione. Interessante l’analisi sulle nuove figure professionali, assolutamente strategiche nei prossimi anni nella nautica. Accanto alle figure tradizionali, altre opportunità occupazionali sono previste per esperti di pronto intervento per imbarcazioni, sistemi di monitoraggio e gestione ambientale (36%), ma anche per progettisti di nuove tecnologie nautiche (35%) ed esperti di riprogettazione energetica (34%).
Per la sostenibilità ambientale nel settore per il 38% è ancora poco o per niente diffusa, e il 36% auspica misure per incentivare l’autoimprenditorialità in ottica di economia circolare. Si aprono così spazi per esperti in gestione qualità dei processi eco-sostenibili e di prodotto (36%), ma anche in valorizzazione e riciclo dei materiali (34%) e nelle politiche territoriali di sviluppo sostenibile (33%). Per il 67% delle imprese l’ambiente è un’opportunità, ma serve rimuovere gli ostacoli negli investimenti troppo spesso dovute ad assurde difficoltà burocratiche (58%). Oltre a maggior sintonia e sensibilità istituzionale.