(Teleborsa) –
Italia centrale spaccata in due dall’Adriatico al Tirreno, o almeno con viabilità seriamente compromessa, con la chiusura dalla mezzanotte del 19 maggio del tunnel del Gran Sasso sull’Autostrada A24 Roma-Aquila-Teramo su entrambe le corsie di marcia decisa dal gestore Strada dei Parchi. Con buona parte dell’Abruzzo economicamente, e non solo, devastata. Il Mit in cerca di urgente soluzione ha convocato per martedì 14 maggio un incontro appunto con Strada dei Parchi (Toto holding di Carlo Toto) per affrontare il nodo della chiusura del traforo del Gran Sasso, che la società vorrebbe fare scattare appunto dal prossimo 19 maggio. Anche se per lunedì 13, come ha detto il vicepresidente della società Mauro Fabris ai microfono del GR1 Rai, “siamo convocati al Mit ma all’ordine del giorno non c’é il Gran Sasso, ma immagino che se ne parlerà”.
L’incontro, e a questo punto più probabile che della urgente questione se ne parli domani lunedì, dovrebbe servire a evitare una chiusura che, secondo quanto ribadiscono dal Mit, rappresenterebbe una “procurata interruzione di pubblico servizio che equivarrebbe a un inadempimento” grave da parte della società, concessionaria delle autostrada A24 e A25, che potrebbe portare alla “revoca immediata della concessione”, evocata diverse ore fa dal sottosegretario M5S Gianluca Vacca.
Il problema che ha portato alla decisione di chiusura è un rischio idrogeologico che richiede seri e costosi interventi di manutenzione sulla galleria al di sotto del massiccio più alto degli Appennini, che tra l’altro al suo interno ospita importanti laboratori di ricerca scientifica. Chi dovrebbe provvedere? A chi l’onere di sostenerne i costi? Presto sarà nominato un Commissario appunto per il rischio idrogeologico del Gran Sasso, ricordano fonti del Mit, ribadendo che sarà presentato un apposito emendamento al decreto Sblocca cantieri. Il Commissario si occuperà proprio della “progettazione e realizzazione degli interventi per la messa in sicurezza del sistema idrico”. Decreto che è attualmente all’esame del Senato in prima lettura e in settimana dovrebbe iniziare l’esame degli emendamenti (oltre un migliaio quelli dei senatori), anche se non è escluso che il voto vero e proprio possa slittare a dopo le europee. Per convertirlo c’è tempo fino a metà giugno.
Mentre esplodono preoccupazioni e polemiche per l’imminente interruzione, la società “Strada dei Parchi” rende noto un carteggio con il Mit sulla situazione avviato lo scorso 5 aprile con l’annuncio della decisione di chiusura. La risposta del Mit è di 5 giorni dopo, il 10 aprile, in cui, stando almeno a fonti della società, non emergerebbero obiezioni. E neppure che gli interventi sul sistema idrico siano a carico di SDP in quanto un un documento sempre del Mit preciserebbe che non sono “contemplati” nella convenzione che regola la concessione. In ogni caso la chiusura, inizialmente prevista per il 20 aprile, sarebbe stata spostata al 19 maggio in quanto si era sotto vacanze pasquali.
Nel frattempo, il momento della chiusura si avvicina a grandi passi e i tempi burocratici di questioni che oltretutto riguardano più attori ben difficilmente rispettano le necessità delle urgenze. La preoccupazione si fa sempre più forte nei responsabili dei laboratori nazionali del Gran Sasso (LNGS) che vedono materializzarsi lo spettro dell’impossibilità di raggiungere le proprie strutture all’interno della galleria. Angoscioso allarme come per quanti guidano organizzazioni che operano nell’ambito delle attività turistiche.
“La ormai probabile chiusura del Traforo del Gran Sasso sull’autostrada A24 rappresenterebbe un danno incalcolabile per il turismo balneare del teramano nella nostra Regione”, tuona il Presidente dei balneari (Sib Abruzzo), Riccardo Padovano, che lancia appunto l’allarme dell’intera categoria, a pochi giorni dal l’avvio della stagione estiva.
“Quando per una Regione, un Paese, o anche per un Comune, si prendono delle decisioni senza riflettere, e senza comunque un minimo di programmazione, consultando le categorie interessate – dichiara Padovano – si rischia di aprire una crisi economica in un territorio, non indifferente. Mi riferisco ovviamente alla chiusura del Traforo per lavori che, di fatto, dopo trent’anni, spaccherebbe in due la Regione, impedendo a chi dalla capitale vuole arrivare sulla costa abruzzese di farlo. Non si riesce a capire come sia potuto accadere di prendere una simile decisione proprio all’inizio della stagione estiva in Abruzzo. Non è una protesta di parte del comparto balneare, perché il danno riguarda l’intero movimento turistico che ricade nel Teramano e di tutte le attività produttive che si trovano lungo la dorsale aquilana e teramana, senza distinzioni, e anche delle basse Marche.
Gli fa eco Savino Saraceni, Presidente regionale CNA Abruzzo: “Tra pochi giorni la regione sarà spaccata in due, e in tutto questo non si riesce a comprendere quale sia l’autorità in grado di impedire che territorio interno e costa restino privi di collegamenti degni di questo nome per settimane e settimane. Se a questo poi si aggiunge l’altrettanto imminente chiusura per lavori di manutenzione straordinaria del viadotto all’uscita del casello di Bussi-Popoli per diverse settimane, si coglie in pieno il senso del disastro che ci aspetta: in pratica, i collegamenti tra L’Aquila e la costa saranno possibili solo grazie a una viabilità secondaria da vecchio Far West, più adatta alle diligenze che al traffico di auto e mezzi pesanti”.