(Teleborsa) – Continua a diminuire il numero di richieste d’asilo nei Paesi dell’Ocse. Secondo i dati contenuti nell‘International Migration Outlook, pubblicato oggi dall’organismo internazionale con sede a Parigi, dai numeri record raggiunti nel 2015 e 2016 (circa 1,65 milioni ogni anno) si è scesi agli 1,26 milioni del 2017 fino al dato dello scorso anno, fermo a 1,07 milioni di richieste.
“La riduzione del numero globale di richieste nei Paesi dell’Ocse (-175.000) è in gran parte legata a tre Paesi di destinazione: Stati Uniti (-77.000), Italia (-73.000) e Germania (-36.000) – si legge nel Rapporto –. Un dato parzialmente controbilanciato da un aumento in Spagna (+22 000) e in Francia (+19 000)”. Complessivamente, tra il 2017 e il 2018, i Paesi dell’Ocse hanno visto diminuire le nuove richieste d’asilo del 14% e quelli Ue del 10%.
In riferimento all’Italia l’Ocse fa sapere che il numero di persone che hanno depositato una richiesta d’asilo nel nostro Paese nel 2018 è “calato del 57,8%, per stabilizzarsi a circa 53.400 persone”. I principali Paesi di provenienza dei richiedenti asilo sono Pakistan (7.400), Nigeria (5.100) e Bangladesh (4.200). Nel dettaglio il più forte innalzamento dal 2017 riguarda i cittadini del Salvador (+900), mentre il calo più pronunciato i cittadini della Nigeria (-19 400). Sulle 95mila decisioni del 2018, quelle positive sono state il 32.2 %. Le persone nate all’estero e residenti in Italia sono 6,1 milioni (+4% rispetto al 2007 di cui il 54% di sesso femminile) provenienti per la maggior parte da Romania (17%), Albania (8%) e Marocco (7%).
Sul fronte occupazione, dal Rapporto dell’Ocse emerge che “oltre due migranti su tre hanno un posto di lavoro” e “l’impatto dei migranti sui lavoratori locali è molto limitato”. In media, nel 2018, il loro tasso di occupazione nei Paesi dell’Ocse è stato del 68,3%, a solo 2,4 punti da quello delle persone nate nel Paese; mentre il tasso di disoccupazione è passato dal 9,4% all’8,7% tra il 2017 e il 2018.
“Se ben gestite, le migrazioni possono fornire vantaggi economici e sociali ai Paesi di destinazione e di origine, come anche ai migranti e ai non migranti – afferma il direttore della Direzione Occupazione, Lavoro e Affari Sociali dell’Ocse, Stefano Scarpetta – tuttavia non prendere in considerazione le opinioni e i timori relativi all’immigrazione sarebbe un grave errore, perché riflettono un complesso insieme di problemi che devono essere pienamente compresi e trattati”. In particolare, per quanto riguarda il nostro Paese, Scarpetta ha sottolineato che sulla questione migratoria “l’Italia è stata lasciata sola per troppo tempo e ora ha bisogno di un sostegno a livello europeo per affrontare questa crisi in modo più efficace”.
Invertendo la prospettiva sono, invece, 172mila gli italiani emigrati nel 2018 negli altri Paesi dell’Ocse. Un dato in calo dello 0,2%. Di questi, “circa il 30% è emigrato in Germania, 16,7% in Spagna e 11,1% nel Regno Unito”.
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