(Teleborsa) – Nel 2014-2018 i dividendi dei grandi gruppi italiani hanno raggiunto i 57 miliardi, con ed come capifila. Lo rileva l’Area studi Mediobanca che ha pubblicato l’Annuario R&S, che raccoglie i profili dei principali gruppi italiani quotati nel periodo 2014-2018, mettendoli a confronto con quelli dei concorrenti europei.
La classifica per solidità finanziaria è dominata da Salvatore , e Quella degli investimenti da Moncler, Salvatore Ferragamo, e . In generale gli investimenti sono calati dello 0,5% rispetto al 2014. Nel 2018 i grandi gruppi hanno investito in azioni proprie otto volte in più rispetto al 2014; rapportata agli investimenti materiali, tale spesa aumenta dallo 0,3% nel 2014 al 2,1% nel 2018.
Nel 2018 il giro d’affari aggregato dei 42 grandi gruppi italiani quotati vale 366 miliardi di euro, in aumento del +3,3% sul 2017.
Fondamentali le esportazioni (+6%), debole la domanda interna (+0,2%). Il settore energetico determina la metà del fatturato aggregato con il 52,8%, complice anche una crescita dei ricavi del +7,5% sul 2017 legata al prezzo del greggio. Cresce anche la manifattura (+2,6%) che genera il 26,8% del giro d’affari totale. Proviene prevalentemente dal terziario la quota restante.
Le sole Eni (75,8 mld) ed Enel (73,1 mld), i due principali gruppi industriali italiani, determinano il 41% del fatturato aggregato, seguite da Italy (27,2 mld) e (25,6 mld).
Il fatturato non domestico dei grandi gruppi è pari al 54%. La manifattura ha la più alta proiezione internazionale (77,5%), con punte di oltre il 90% registrate da , & C., Impregilo e & C.
L’occupazione dei 42 grandi gruppi aumenta (+2,7% sul 2017), ma solo all’estero (+12,2%) e non in Italia (-0,5%).
Nel 2018 la redditività industriale dei gruppi pubblici supera quella dei gruppi privati (EBIT margin al 13,5% contro il 10,8%) soprattutto per l’impatto del comparto energetico (14%). La manifattura privata (11,2%) è, di contro, più redditizia della pubblica (4,7%), con , DiaSorin e Moncler sul podio. Irraggiungibili le performance dei “monopolisti” delle reti (55%) e (51,4%).
Completano il podio Snam (5,2 mld) e Poste Italiane (3,5 mld). Settimo posto per il primo gruppo manifatturiero, (1,7 mld), seguito da Prada (1,5 mld).