(Teleborsa) – I pagamenti effettuati dai Comuni nel 2017 sono stati pari a oltre 76 miliardi di euro (+0,4%), da cui è derivata una capacità di spesa pari al 76,6% (+2% rispetto all’esercizio precedente) con un calo del 3,2% rispetto all’anno precedente dell’ammontare complessivo delle spese impegnate. Le spese correnti sono state “destinate per il 54,6% all’acquisto di beni e servizi e per il 25,6% ai redditi da lavoro dipendente mentre la parte restante è formata dalle altre spese correnti”. È quanto emerge dal Rapporto Istat relativo al 2017 sui bilanci di Comuni, Province e Aree metropolitane.
Il capitolo di spesa più consistente nei comuni è l’acquisto di beni e servizi (38,3%) mentre nelle province e città metropolitane i trasferimenti correnti (34,3%). La riduzione della spesa, per l’Istat, è invece spiegata per il 50,8% dalla “flessione degli investimenti fissi lordi”.
I pagamenti correnti sono stati pari a più di 53,3 miliardi di euro e la capacità di spesa corrente ha toccato il 76,4% (+1,5 punti percentuali rispetto al 2016). Gli impegni di spesa corrente – rileva l’Istituto di statistica – hanno superato i 53,7 miliardi di euro (888 euro per abitante) con il valore più elevato nei comuni raggiunto dalla Valle d’Aosta (1.737 euro) e quello più basso registrato in Puglia (685 euro).
L’incidenza delle spese per i redditi da lavoro dipendente è stata più alta nei Comuni della Sicilia (34,3%), e ha raggiunto il minimo in quelli della Sardegna (22,3%). L’incidenza delle spese per acquisto di beni e servizi ha toccato il livello massimo nei Comuni del Lazio (62,4%) e quello minimo, 39,1%, nei Comuni del Trentino-Alto Adige.
A livello nazionale, il grado di autonomia finanziaria aumenta e raggiunge il 63,5%. Su scala regionale l’indicatore più elevato si registra nelle province dell’Emilia-Romagna (77,7%, +0,1 punti percentuali rispetto al 2016) mentre raggiunge il livello minimo in quelle del Friuli-Venezia Giulia (24,5%, -5,9 punti percentuali rispetto al 2016).
Nel 2017 le entrate accertate dai comuni sono diminuite dello 0,1% (81,701 miliardi contro 81,769 miliardi nel 2016). Le riscossioni, invece, sono ammontate a 75,855 miliardi (-0,3% rispetto al 2016) dei quali il 75,2% è rappresentato da entrate correnti (+0,7% rispetto al 2016) e il 47,5% da entrate correnti di natura tributaria, contributiva e perequativa.