(Teleborsa) – La tecnologia ha praticamente invaso ogni aspetto della nostra vita quotidiana ed è sempre più difficile stabilire quando è alleata oppure nemica. Il confine è piuttosto labile.
Partiamo, intanto, da una considerazione: arrivati a questo punto il processo non si può fermare, il progresso tecnologico è inarrestabile e, soprattutto, è destinato ad aumentare col passare degli anni, cambiando oltre che molti aspetti quotidiani anche il mondo del lavoro:è una minaccia oppure opportunità? Dobbiamo avere paura del progresso? Tante domande a cui è difficile rispondere con certezza.
Uno dei campi dove la tecnologia dà e potrà dare un grande apporto è sicuramente quello sanitario: i robot e l’intelligenza artificiale, ad esempio, possono analizzare i dati dei pazienti, migliorare la diagnostica e supportare i chirurghi negli interventi critici. Tanti, insomma, i campi di azione: da una prevenzione puntuale a una diagnosi più rapida e precisa, combinando dati e monitorando in tempo reale.
Fatto sta che l’intelligenza artificiale applicata all’healthcare è un mercato in pieno sviluppo che produrrà un giro d’affari di 6,6 miliardi di dollari nel 2021, secondo Accenture, con un balzo rispetto ai 600 milioni di dollari del 2014.
Ma non finisce qui. Ancora numeri: centocinquanta miliardi di dollari. Ogni anno. È quanto potrebbe risparmiare la sanità – con riferimento agli Stati Uniti – entro il 2026 attraverso le applicazioni corrette dell’intelligenza artificiale in svariati campi della medicina, dalla chirurgia fino alla sicurezza informatica.
L’indagine di mercato di Accenture spalanca le porte sulle possibilità economiche dell’intelligenza artificiale: “diversamente dalle tecnologie più vecchie che sono soltanto algoritmi e strumenti che complementano l’essere umano, oggigiorno l’IA nella sanità può davvero migliorare l’attività umana, facendosi carico di operazioni che spaziano dalle immagini mediche alle analisi di rischio alle diagnosi delle condizioni cliniche”.
L’AI, ad esempio, è in grado di svolgere compiti “ripetitivi”. Negli Stati Uniti, i medici passano più tempo a compilare le cartelle cliniche elettroniche che a interagire con i pazienti. In questo caso, l’uso dell’intelligenza artificiale avrebbe un impatto consistente su tempi e costi.
LA RICERCA – Ma non basta. l’AI può aiutare a scoprire nuovi farmaci e trattamenti, ma può anche essere utilizzata per ricercare le malattie stesse, permettendoci di vaccinarle o di eliminarle.
In virtù di queste considerazioni, sempre più ospedali, centri di ricerca, aziende farmaceutiche e altre istituzioni stanno adottando soluzioni basate sull’intelligenza artificiale. Software di riconoscimento vocale e sistemi di supporto alle decisioni cliniche migliorano la salute, l’assistenza e l’esperienza dei pazienti, supportano i medici e velocizzano la ricerca e, come detto, abbattono i costi.
Fin qui i pro. Ma c’è anche chi non tralascia i contro. La più grande paura invece è che i robot e l’intelligenza artificiale possano prendere il sopravvento e sostituirsi totalmente al lavoro umano e anche ai rapporti umani, già messi a dura prova da internet.
GUIDARE E NON FARSI GUIDARE DALLA TECNOLOGIA – Il mondo sta sicuramente cambiando ma per fortuna siamo noi a guidare il cambiamento come ci ha ricordato il celebre astrofisico inglese Stephen Hawking, scomparso lo scorso anno : “Siamo sulla soglia di un mondo completamente nuovo. I benefici possono essere tanti, così come i pericoli. E le nostre intelligenze artificiali devono fare quel che vogliamo che facciano”.
Proprio per questo dobbiamo ricordare sempre che la tecnologia, di per se stessa, non è né buona né cattiva, semmai è l’utilizzo che decidiamo di farne a renderla tale.