(Teleborsa) – Mai come ora tiene banco il dibattito su come l’impatto della tecnologia – che, di fatto, ha già cambiato il nostro presente –potrà rivoluzionare il nostro futuro, migliorandolo. Tante potenzialità, ma anche qualche rischio. Viviamo in un mondo, ormai, in continua evoluzione ma per fortuna siamo noi a guidare il cambiamento, come ricordava il celebre astrofisico inglese Stephen Hawking, scomparso nel 2018: “Siamo sulla soglia di un mondo completamente nuovo. I benefici possono essere tanti, così come i pericoli. E le nostre intelligenze artificiali devono fare quel che vogliamo che facciano”, ha ripetuto in più di una occasione. Tradotto: la tecnologia non è né buona né cattiva, semmai è l’utilizzo che decidiamo di farne a renderla tale.
Ultimamente si fa un gran parlare dell’intelligenza artificiale e, in particolare, del suo utilizzo in tanti aspetti della vita quotidiana. Un esempio su tutti? In campo sanitario i robot e l’intelligenza artificiale possono analizzare i dati dei pazienti, migliorare la diagnostica e supportare i chirurghi negli interventi critici. McKinsey & Company e il suo istituto di ricerca economica McKinsey Global Institute ad esempio stimano che, nel prossimo decennio, l’economia italiana potrebbe essere destinata a crescere di ben 228 miliardi di euro, ovvero il 13% del PIL, grazie all’innovazione e, in particolar modo, all’intelligenza artificiale. Ovviamente, non stiamo parlando di una strada segnata, ma di un’opportunità da saper cogliere.
Un tema, dunque, di strettissima attualità e di grandissimo interesse collettivo che ci proietta direttamente nel futuro.
COME SARA’ L’ITALIA DEL 2030 – Quale sarà la situazione del nostro Paese nel prossimo decennio? Che futuro stiamo costruendo per i nostri giovani? Come ricerca scientifica e innovazione tecnologica possono aiutare a cogliere maggiori opportunità? Questi i temi al centro di “Salotto Invernizzi”, giunto alla Terza Edizione – considerato ormai da qualche anno, il momento d’incontro milanese dedicato all’approfondimento culturale su futuro, scienza e tecnologia – in programma il 18 novembre a Milano presso l’Istituto Nazionale di Genetica Molecolare “Romeo ed Enrica Invernizzi”. Per l’occasione abbiamo intervistato il Consigliere Delegato della Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi, Dott. Gianantonio Bissaro che ci ha virtualmente aperto le porte dell’Istituto che ospiterà l’evento.
Secondo lei come sarà l’Italia del 2030? Quali cambiamenti ci aspettano e come dobbiamo prepararci alle sfide ormai imminenti?
“Spero sia un paese migliore, che avrà capito che per recuperare la sua identità e la sua forza, non deve guardare solo a se stesso,ma misurarsi continuamente con gli altri, come fanno tanti ricercatori e scienziati italiani che ogni giorno lavorano insieme ai loro colleghi di altri paesi e di altri continenti per conseguire scoperte e risultati sempre più difficili e complessi. Qualunque siano questi cambiamenti (alcuni li abbiamo già di fronte ai nostri occhi e ci ostiniamo a non riconoscerli), l’unica cosa importante è migliorare la nostra capacità e velocità nel comprenderli ed analizzarli per trasformarli in opportunità anche per noi. Dobbiamo avere l’ambizione di diventare più bravi degli altri: qualche volta ci riusciremo, qualche volta no, ma non dobbiamo rimanere indietro sul fronte della conoscenza”.
Nel nostro Paese, complice una delle crisi più severe che si ricorda a memoria d’ uomo, i più penalizzati, purtroppo, sono i giovani costretti a cercare fortuna altrove. Cosa possiamo fare per riportarli al centro del sistema Paese?
“In Italia, più che in altri paesi, vi è un conflitto tra gli interessi delle diverse generazioni: trasferiamo ricchezza dal nostro futuro al nostro presente, ma così ipotechiamo le opportunità delle nuove generazioni. Questo non è accettabile per i giovani ed è per questo che cercano la loro strada altrove. Se invece di occuparci del come dividere una torta che diventa sempre più piccola, ci occupassimo invece di renderla più grande, creando concrete opportunità, recupereremmo anche i nostri giovani. Lo sforzo maggiore che dobbiamo compiere è quello di aumentare la nostra conoscenza e questo deve essere fatto su tutte le classi di età. I più giovani devono acquisire subito una preparazione scientifica e quantitativa; gli studenti devono maturare la propria competenza come cittadini del mondo, con un livello di preparazione adeguato agli altri; ma anche per chi è nel mondo del lavoro datanti anni è importante costantemente riqualificarsi, in modo che tutto il capitale umano venga appieno utilizzato e non sprecato a favore di altre nazioni che hanno una dinamica demografica più favorevole della nostra”.