(Teleborsa) – L’economia mondiale frena, con una crescita ai minimi in quasi tutto il globo, e con la spada di Damocle delle dispute commerciali – in particolare quelle tra USA e Cina – che rischiano di far perdere circa 700 miliardi di dollari.
È l’allarme lanciato dalla neo direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, nel suo primo intervento che anticipa la pubblicazione del World Economic Outlook, prevista la prossima settimana.
“L’economia mondiale è in rallentamento sincronizzato. Nel 2019 ci attendiamo una crescita più lenta in quasi il 90% del mondo“, ha evidenziato Georgieva, sottolineando che il rapporto dell’Fmi “mostrerà una revisione al ribasso delle stime per il 2019 e il 2020”.
Ad aggravare la situazione, avvisa la numero uno del Fmi, c’è uno scenario internazionale complesso che potrebbe costare molto in termini economici.
“Le recenti dispute commerciali tra le maggiori economie mondiali potrebbero portare l’economia globale a perdere circa 700 miliardi di dollari, o lo 0,8% del Pil, entro il 2020, ovvero circa l’intero ammontare dell’economia della Svizzera”, ha dichiarato Georgieva, aggiungendo che “nessuno vince in una guerra commerciale. Dobbiamo lavorare insieme per trovare una soluzione duratura sul commercio”.
Sul tema chiave del cambiamento climatico, la direttrice dell’istituto di Washington ha ricordato che “tutti hanno la responsabilità di agire”. Per questo la cosiddetta “carbon tax” rimane uno degli “strumenti più potenti ed efficaci” per la riduzione delle emissioni. Tassare le emissioni non basta, avverte Georgieva: serve infatti modificare il sistema fiscale in modo che “le ulteriori entrate” realizzate con la carbon tax siano usate per ridurre le tasse altrove e finanziare l’assistenza alle famiglie che hanno bisogno.
Georgieva ha poi chiarito che i tassi bassi di interesse per un periodo prolungato possono avere “effetti negativi” e “conseguenze inattese”, creando “debolezze finanziarie”. “In caso di un forte rallentamento” dell’economia, fa notare la numero uno dell’Fmi, “il debito delle società a rischio di default salirebbe a 19.000 miliardi di dollari, sopra i livelli visti durante la crisi finanziaria”.
La direttrice ha infine rivolto un invito alla politica. “Le politiche monetarie e finanziarie non possono fare tutto da sole. La politica di bilancio deve giocare un ruolo centrale“, ha avvisato Georgieva, identificando nelle riforme strutturali la chiave di volta. “I paesi che hanno spazio di bilancio” devono usarlo ma – avverte Georgieva – questo “consiglio non è valido per tutti” considerato che i livelli di debito pubblico sono vicini “a livelli record”.
“Se l’economia mondiale dovesse rallentare in modo più forte delle attese potrebbe essere necessaria una risposta coordinata“, conclude Georgieva citando Shakespeare: “è meglio tre ore prima, che un minuto troppo tardi”.