(Teleborsa) – Medici in agitazione dopo la storica sentenza della Corte Costituzionale che – in attesa che il Parlamento legiferi su una materia delicatissima – ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Lecito, dunque, l’aiuto al suicidio, nei casi come quelli del Dj Fabo.
I medici italiani chiedono “di continuare a fare i medici. Per questo chiediamo al legislatore, che sarà chiamato a normare questa delicatissima materia, di sollevarci dal compito finale, affidando l’estremo atto, quello della consegna del farmaco, a un “pubblico ufficiale”, a un funzionario individuato per questo ruolo”. A parlare è Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo).
“Nel merito, non possiamo che ribadire la nostra posizione – prosegue Anelli – è chiaro, ed esposto dall’articolo 3 del Codice di Deontologia Medica, il principio fondamentale su cui regge la nostra professione: Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana”.
Ovviamente, lo storico pronunciamento piomba, con effetto immediato, in Parlamento richiamando sulla necessità di scrivere una legge per sanare il vulnus: M5s e Pd provano ad accelerare, chiamati al difficile compito di trovare un punto di mediazione nel rispetto delle diverse sensibilità all’interno dei partiti.