(Teleborsa) – Sono state diverse le critiche mosse la scorsa settimana nei confronti della Bce da parte di un gruppo di ex banchieri centrali nordici.
L’istituto guidato da Mario Draghi, su un paper indirizzato a Bruxelles, viene invaso da sonori insulti al proprio operato: “Dinosauri”, “borboni delle Banche centrali che non hanno imparato niente”. Ma non solo, la compagine avversa alla linea espansionistica insinua contro la BCE anche di essere “recriminatori di falsità che dietro una patina di argomentazioni economiche e legali nascono in realtà un attacco fazioso”.
A firmare il documento anche alcune personalità di rilievo del central banking tedesco, tra cui l’ex presidente della Bundesbank Helmut Schlesinger e l’ex componente del Comitato esecutivo della Bce, Otmar Issing (che nel 2011 si dimise in polemica con l’allora presidente Jean-Claude Trichet sulle misure anticrisi).
A difendere però la BCE dai duri attacchi lanciati della vecchia guardia dell’Eurotower ci pensa inaspettatamente un protagonista di eccezione. Con un editoriale che respinge tutte le argomentazioni esposte nel paper, e con altrettanta durezza, risponde il Financial Times.
“Il vero rischio per l’Eurozona – afferma il quotidiano britannico – è semmai una politica monetaria eccessivamente tirata, non accomodante”. Il Ft argomenta di contrario anche l’insinuazione di una continua rimostranza sulla mancanza di rendimenti dai depositi bancari e dagli asset sicuri causata dall’Istituto Centrale. “Se i conti bancari non pagano più gli interessi di una volta, non è colpa delle Banche centrali ma dalla realtà dei mercati. Frenare la domanda con una linea monetaria più restrittiva peggiorerebbe solo le cose”.
l giudizio finale lancia poi l’ultima ma precisa freccia. Il documento contro la Bce, conclude il Financial Times “esprime la frustrazione di una generazione che sente che sta perdendo la sua capacità di influenzare. L’Europa di oggi, specialmente i giovani, sarebbe fortunata se questo avvenisse”.