(Teleborsa) – Si è concluso l’incontro tra il ministro dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio e i rappresentanti di ArcelorMittal sulla situazione dello stabilimento ex Ilva di Taranto. Bocche cucite al termine del vertice, durato un’ora e mezza: nessuna delle due parti ha rilasciato dichiarazioni.
Nel frattempo, è guerra di cifre tra i sindacati e l’azienda sull’adesione al primo giorno di sciopero indetto da Fim, Fiom, Uilm e Ugl a seguito della cassa integrazione ordinaria avviata per 13 settimana per 1.395 lavoratori dell’acciaieria tarantina.
Secondo fonti aziendali, l’adesione allo sciopero è stata del 36% nel primo turno; per lo stesso turno i sindacati hanno parlato di una partecipazione “altissima”, con “oltre il 75%” dei lavoratori, tanto da determinare “la fermata degli impianti, comprese le due acciaierie”
Per i sindacati, il successo dello sciopero “rappresenta una risposta netta e chiara alla dirigenza aziendale che deve necessariamente rivedere il proprio atteggiamento, tipico di una multinazionale. Non accetteremo il solito ricatto occupazionale e di contrapposizione tra lavoro e salute e continueremo a sostenere quanto previsto dall’accordo del 6 settembre scorso”, si legge in una nota a firma delle tre sigle sindacali.
“I lavoratori sociali e delle ditte di appalto – concludono – rivendicano maggiori certezze rispetto al futuro occupazionale di questo territorio e soprattutto di porre fine al dumpimg contrattuale. Adesso ci aspettiamo anche un segnale dal Governo che, con senso di responsabilità, deve occuparsi concretamente delle questioni che da tempo rivendichiamo: Ambiente-Salute-Lavoro”.