(Teleborsa) – Il Governo è aperto a ogni ipotesi per risolvere la questione dell’ex Ilva. “Stiamo valutando qualsiasi cosa”, ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, a margine del Question time alla Camera, a proposito della possibilità che l’esecutivo Conte stia valutando altri partner. Rispondendo alle interrogazioni dei parlamentari Patuanelli ha chiarito che “i tavoli di crisi aperti in questi due anni non sono 158 ma sono 54 quelli che si sono aperti in questo periodo, nei due governi Conte, gli altri sono tavoli di monitoraggio”. Sul tema, ha riferito il ministro, ci sarà un’informativa in Aula”.
Parlando degli interventi allo studio dei MiSE per le micro e piccole imprese, il Ministro ha annunciato: “Stiamo cercando in queste settimane di valutare alcune modifiche che vadano incontro alle esigenze delle piccole e micro imprese quindi anche quelle artigianali”. Il responsabile dello Sviluppo economico ha quindi ricordato che con la manovra è stato “riproposto in blocco Industria 4.0”,“è stato confermato il Fondo di garanzia per le Pmi” che rappresenta “un primo elemento per garantire l’accesso al credito” e la “nuova Sabatini, una misura molto utilizzata sia da Pmi e sia da artigiani con un rifinanziamento fino al 2025″.
Sulla questione degli orari di apertura dei negozi, il Ministro ha auspicato un confronto fra maggioranza e opposizione. “Io ritengo ci sia da fare un percorso parlamentare su cui va trovata una sintesi fra le forze politiche di maggioranza e di opposizione visto che quel percorso è nato con una composizione diversa delle forze di maggioranza”. Il Governo, ha assicurato, “naturalmente farà la sua parte quando si dovrà discutere di quei provvedimenti”.
Infine, rispondendo a un’interrogazione sulle multinazionali che lasciano l’Italia, ha osservato: “Whirlpool non rientra nel caso di delocalizzazione. E’ un caso di riduzione della produzione con cessione di un ramo d’azienda. Non è il caso in cui c’è una
delocalizzazione fuori UE che porta alla restituzione di tutti gli incentivi pubblici ricevuti nel passato e una sanzione dal
doppio al quadruplo dell’importo ricevuto”.
“La misura prevista dal decreto dignità – ha spiegato – si misura anche in funzione alla sua forza deterrente per operazioni come
queste. Nell’erogazione degli incentivi fanno la valutazione di quanto fatto dall’azienda anche in termini di delocalizzazione ma
soprattutto nella predisposizione dei bandi per gli incentivi pubblici viene inserita la clausola che se ci fosse la
delocalizzazione” subentra ” la retrocessione del contributo ricevuto e la sanzione dal doppio al quadruplo. Quindi, ha
sottolineato il Ministro, “l’effetto deterrente è tale che non è stato ancora applicato perché nessuna impresa che ha ricevuto
contributi pubblici ha delocalizzato extra Ue”.
“Anche nel caso di Mittal – ha quindi chiarito Patuanelli – non si tratta di una delocalizzazione perché si fa una restituzione alla
società proprietaria con una rescissione del contratto d’affitto”.