(Teleborsa) – “Le centrali a carbone vanno a essere chiuse perché da parecchi anni stanno producendo sempre meno. Ma la produzione mancante di queste centrali non è un problema in sé. Non si tratta di dover coprire un buco da 40 terawattora perché, attualmente, le centrali, dal momento che stanno diventando sempre meno economiche, producono meno della metà rispetto al passato“. Lo ha detto l’ad di Francesco Starace nel corso della presentazione del Piano strategico 2020-2022 a Milano.
“Il punto – ha spiegato – è che la rete elettrica è costruita intorno a questi grandi poli di produzione di energia, quindi è necessario crearne altri, centrali a gas in grado di immettere iniezioni di energia nel caso fosse necessario”.
Per questo, in vista della chiusura delle centrali a carbone Enel – Cerano (Brindisi), Torrevaldaliga nord (Civitavecchia), Fusina (Venezia), La Spezia – e per evitare contraccolpi sulla rete, la Società ha già fatto richiesta per l’installazione di impianti a gas, 6 turbine, che compensino la potenza mancante.
“Il sistema – ha aggiunto Starace – potrebbe essere colpito, la rete potrebbe richiedere un’iniezione di potenza, perché è stata pensata anni fa attorno ai punti di iniezione di Enel. Chiudendo i nostri impianti, il network potrebbe avere ripercussioni. Un minimo back up deve essere approntato. Se in quei punti non ci fossero fonti rinnovabili sufficienti potrebbe esserci bisogno di ulteriore energia convenzionale”.
In particolare sono stati chiesti permessi a luglio per le turbine a ciclo aperto ed Enel si aspetta di averli in un anno, un anno e mezzo. Sono previste, inoltre, “altre conversioni a ciclo combinato che – ha detto Starace– può essere opzione nei prossimi anni se non vediamo un incremento netto nelle rinnovabili come è nelle proiezioni”.