(Teleborsa) – Laser di ultima generazione, radiazioni e scanner 3D tra i più avanzati al servizio delle bellezze storico-artistiche. Così ENEA firma il primo monitoraggio hi-tech per Palazzo Chigi di Ariccia (Roma).
Un team di ricercatori ENEA ha studiato un piano per la valutazione dello “stato di salute” di quadri, affreschi, busti in marmo e pareti in cuoio conservati nel palazzo dei Castelli Romani, usando tecnologie tra le più avanzate.
Le attività condotte sulle opere di Palazzo Chigi rientrano nel progetto ADAMO (Analisi, DiagnosticA e MOnitoraggio), coordinato da ENEA e finanziato dal Distretto Tecnologico per i Beni Culturali della Regione Lazio, che punta a mettere a disposizione delle piccole e medie imprese del Lazio tecnologie diagnostiche per il recupero e la valorizzazione dei beni culturali come quelli presenti lungo le vie consolari Appia e Tuscolana.
Tra le tecniche di indagine, sono state utilizzate la fluorescenza indotta da laser e la spettroscopia Raman che hanno permesso di indagare le patine sui busti marmorei di scuola berniniana e di monitorare l’eventuale insorgenza di efflorescenze sulle parti di opere d’arte in cui si è verificata una variazione di colore.
Inoltre, ENEA ha messo in campo anche il sistema laser RGB-ITR che utilizza tre fasci di luce (rosso, verde e blu) per acquisire informazioni sul colore e la struttura di una superficie.
Già impiegato per la Cappella Sistina e la Loggia di Amore e Psiche, il laser permette la ricostruzione in 3D di un’opera d’arte, acquisita a distanza fino a 30 metri – senza l’uso di ponteggi – per l’esame preliminare di eventuali danni su cui intervenire.
Palazzo Chigi di Ariccia è una delle poche dimore storiche che conservano ancora parati in cuoio dipinti e decorati, che venivano utilizzati sia a scopo decorativo che per l’isolamento termico. Per questo tipo di materiale ENEA ha utilizzato un dispositivo portatile a radiazione THz, in grado di penetrare sotto la superficie di materiali non metallici, come appunto il cuoio.
“Dalle misure preliminari condotte su campioni di parati, sia in laboratorio che direttamente nelle stanze del Cardinale, abbiamo rilevato anomalie non visibili a occhio nudo, riconducibili a strati pittorici con pigmenti metallici, successivamente ricoperti con altri strati. Non è la prima volta che testiamo l’efficacia del nostro prototipo: la nostra tecnologia è già stata impiegata presso il museo degli Uffizi a Firenze”, sottolinea Emilio Giovenale del Laboratorio ENEA di Sorgenti, Antenne e Diagnostiche.