(Teleborsa) – Negli ultimi cinque anni circa 200 imprese dell’editoria italiana sono sparite dal mercato. Il settore, che conta al suo interno circa 4000 operatori complessivi, nonostante da tempo stia attraversando una fase complicata di forte crisi, ha evidenziato nell’ultimo periodo qualche segnale incoraggiante che ne preannuncia la ripresa.
A renderlo noto è una ricerca condotta da Unioncamere-InfoCamere in occasione del Salone del Libro di Torino, che segnala in controtendenza una crescita degli addetti e del fatturato.
Secondo l’elaborazione ottenuta dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio, nel periodo che va dal 2014 fino ai primi tre mesi del 2019, le imprese italiane che operano nel settore dell’edizione di libri si sono ridotte da 4.179 a 3.980 unità, con una diminuzione del 4,8%.
Dato di rilievo evidenziato dallo studio, il ruolo del tutto marginale dell’imprenditoria giovanile che si vede rappresentata con solo 119 imprese ed occupa una percentuale di appena un 3% del numero complessivo. Stessa sorte per le imprese avviate da stranieri, che evidenziano più o meno la stessa percentuale di presenza.
Risultati positivi invece per quanto riguarda i numeri del lavoro e dei bilanci. Si è infatti assistito, nello stesso periodo di analisi, ad una crescita del 5% nel numero degli addetti, da 7.732 a 8.144 unità, con tre regioni che salgono sul podio delle maggiori opportunità di lavoro: Lombardia, Veneto, Lazio con 4.824 addetti complessivi rappresentano il 59% di tutto il settore. Anche dal punto di vista delle performance economiche i riscontri sono buoni: il valore della produzione complessivo riferito al 2017 è stato di oltre 1,6 miliardi di euro, in crescita del 10,6% rispetto a quello realizzato nel 2015.