(Teleborsa) – I superdazi USA su alcuni dei prodotti italiani più rappresentativi come il Parmigiano Reggiano ed il Grana Padano spingono il fatturato del falso Made in Italy negli Stati Uniti a 24 miliardi. E` quanto emerge dallo studio presentato dalla Coldiretti al analisi della Coldiretti presentata al Forum Internazionale dell’agroalimentare a Cernobbio dove è stata apparecchiata “La tavola degli americani dopo i dazi”.
Una misura che – sottolinea l’associazione degli agricoltori – fa perdere competitività sul mercato americano a vantaggio dei prodotti statunitensi e dei Paesi concorrenti non colpiti dalle misure protezionistiche autorizzate dal Wto nell’ambito della disputa tra USA ed Europa per gli aiuti al settore aeronautico.
I dazi Usa sono una risposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump alle sollecitazioni dalla lobby dell’industria casearia USA (CCFN) che – riferisce la Coldiretti – ha esplicitamente chiesto con una lettera di imporre tasse alle importazioni di formaggi europei al fine di favorire l’industria del falso Made in Italy e costringere l’Unione Europea ad aprire le frontiere ai tarocchi a stelle e strisce.
A differenza di quanto avviene per altri articoli come la moda o la tecnologia, a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi a partire proprio dagli Stati Uniti. Negli Stati Uniti il 99 per cento dei formaggi di tipo italiano sono “tarocchi” nonostante il nome richiami esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese. Le brutte copie dei prodotti caseari nazionali ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni raggiungendo complessivamente i 2,5 miliardi di chili ed è realizzata per quasi i 2/3 in Wisconsin e California mentre lo Stato di New York si colloca al terzo posto. In termini quantitativi in cima alla classifica – precisa Coldiretti – c’è la mozzarella con 1,97 miliardi di chili all’anno, seguita dal Parmesan con 192 milioni di chili, dal provolone con 181 milioni di chili, dalla ricotta con 113 milioni di chili e dal Pecorino Romano con 25 milioni di chili realizzato però senza latte di pecora, secondo l’analisi della Coldiretti su dati USDA, il Dipartimento dell`agricoltura statunitense.
“La pretesa di chiamare con lo stesso nome prodotti profondamente diversi è inaccettabile e rappresenta un inganno per i consumatori ed una concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore
Prandini. “Ora è necessario aprire la trattativa a livello comunitario e nazionale dove una buona premessa al confronto sono
le importanti relazioni con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha saputo costruire il premier Giuseppe Conte”,
ha concluso Prandini sottolineando l`esigenza che “vengano attivate al più presto forme di sostegno ai settori piu` duramente colpiti e non coinvolti bel settore aerospaziale al centro della disputa sugli aiuti a Airbus e Boeing che ha originato la guerra commerciale”.