(Teleborsa) –
La spesa per consumi intermedi, cioè del complesso di beni e servizi che entrano nel processo di produzione della Pubblica Amministrazione è cresciuta nell’ultimo decennio da 86,1 a 100,2 miliardi di euro (+16,5%), salendo, in rapporto al PIL, dal 5,3% del 2008 al 5,7% nel 2018. In termini reali la crescita nel decennio è stata del 4,4 per cento (quella reale pro capite è stata pari all’1,3 per cento).
E’ quanto emerge dall’indagine Flash “I consumi intermedi delle Amministrazioni pubbliche nel decennio 2008-2018” dell’UPB – Ufficio parlamentare di bilancio.
La crescita nominale – sottolinea l’UPB – si ridimensionerebbe notevolmente (al 6,6 per cento) e quella in termini reali risulterebbe negativa (-4,4 per cento, -7,3 per cento pro capite) qualora si escludesse l’impatto di fattori specifici che determinano un impatto finanziario o nei singoli anni in cui si verificano o a partire da una determinata data, senza implicare la correzione all’indietro della serie della spesa per consumi intermedi. Tra questi, l’inclusione di nuovi soggetti nel perimetro della PA (ad esempio, la RAI a partire dal 2016, con circa 12.000 dipendenti e le relative spese di funzionamento), la diversa contabilizzazione di alcune poste di spesa (Tares e aggi sui giochi) e il notevole impatto di particolari voci su determinati anni (ad esempio, saldo di debiti pregressi dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato nel 2018).
La crescita reale si è verificata solo in alcuni comparti mentre i tassi di variazione reali relativi a tutti gli altri settori della PA sono
stati negativi. Determinanti per la dinamica dei consumi intermedi sono risultati i Comuni e gli Enti sanitari locali.
COMUNI ZAVORRATI DA GESTIONE RIFIUTI
Nei Comuni i consumi intermedi sono cresciuti del 26,8 per cento in termini nominali (13,7 in termini reali) e ciò è imputabile principalmente all’evoluzione della spesa legata alla gestione dei rifiuti. In base agli ultimi dati relativi alla classificazione Istat della spesa per funzione, quella per la gestione dei rifiuti rappresenta circa un terzo della spesa complessiva per consumi intermedi del comparto e, rispetto al 2008, essa risulta in crescita sino al 2017 di circa il 98 per cento. Una crescita così rapida è in parte spiegata da carenze e inefficienze proprie del settore dei rifiuti, che risulta particolarmente frammentato – in quanto contraddistinto dalla presenza di operatori di piccole dimensioni e da ambiti territoriali minimi che non sempre consentono di raggiungere economie di scala – e caratterizzato dal frequente ricorso all’affidamento diretto e dalla lunga durata dei contratti.
SANITA’ E’ FRA GLI ENTI PIU’ PENALIZZATI
Negli Enti sanitari locali, i consumi intermedi sono cresciuti del 31,9 per cento in termini nominali (18,2 per cento in termini reali), una dinamica riconducibile soprattutto alla crescita della componente relativa ai prodotti farmaceutici: in base ai dati di conto economico di tali Enti, nel 2018 essa rappresentava oltre il 33 per cento della spesa complessiva (per consumi intermedi, nel comparto) e nel decennio è cresciuta più rapidamente (89,4 per cento). Un andamento sul quale ha inciso l’acquisto diretto dei prodotti attraverso le strutture sanitarie che ha in parte e progressivamente sostituito l’acquisizione di farmaci attraverso le farmacie convenzionate (quest’ultima contabilizzata in un’altra voce del conto della PA, si è ridotta del 32,9 per cento nel periodo). Altri fattori alla base di questo andamento sono attribuibili da un lato ai programmi specifici di acquisto di farmaci innovativi destinati alla cura dell’epatite C e delle patologie oncologiche, dall’altro all’incremento della quota di ultrasessantenni nella popolazione (nel decennio è passata dal 26 al 28,8 per cento) che in generale ha riflessi significativi sulla dinamica della spesa sanitaria.