(Teleborsa) – Arriva una doccia fredda dalle previsioni economiche d’autunno della Commissione europea, che ha tagliato le stime di crescita dell’Eurozona, riducendo in particolare quelle della Germania e dell’Italia, che restano al palo a causa della frenata dell’export e della crisi del commercio mondiale. Fra i rischi anche quelli legati alla Brexit.
Una “combinazione di shock” – afferma Bruxelles – sta frenando la crescita del PIL dell’Eurozona, che viene indicato ora all’1,1% dall’1,2% risultante nelle previsioni di luglio. E per il 2020 riduce la stima di 0,2 punti all’1,2% dall’1,4% precedente, mentre si indica per il 2021 una espansione analoga dell’1,2%. Considerando l’Unione allargata dei Ventotto, si indica una crescita all’1,4% per tutti e tre gli anni, anche in questo caso limata leggermente al ribasso nper il 2020.
Ad essere più penalizzati sono i Paesi più esposti all’export, ad esempio la Germania, per la quale le stime di crescita vengono tagliate allo 0,4% per il 2019 (era +0,5%), vale a dire la seconda crescita più bassa dell’Area della moneta unica dopo l’Italia. Per Berlino però la crescita sarà dell’1% nel 2020 e 2021.
Confermate le stime di crescita della Francia che, meno esposta alle fluttuazioni del commercio internazionale, si vede confermare un PIL all’1,3% nel 2019, anche se la previsione è stata rivista al ribasso all’1,3% dall’1,5% nel 2020.
“L’economia europea – ha affermato il Vicepresidente per l’Euro Valdis Dombrovskis – si è finora dimostrata resiliente in un ambiente esterno meno favorevole: prosegue la crescita economica, la creazione di posti di lavoro è vigorosa e la domanda interna robusta. Potremmo tuttavia trovarci in futuro in situazioni difficili: abbiamo davanti un periodo di grande incertezza dovuto ai conflitti commerciali, alle crescenti tensioni geopolitiche, alla persistente debolezza del settore manifatturiero e alla Brexit”. Di qui l’esortazione per i Paesi a debito più elevato di intraprendere una riduzione dello stesso e condurre politiche di bilancio prudenti.
Pierre Moscovici, Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, ha sottolineato che “i fondamentali dell’economia dell’UE sono solidi: dopo sei anni di crescita la disoccupazione nell’UE è al livello più basso dall’inizio del secolo e il disavanzo aggregato è inferiore all’1 % del PIL”, ma “la strada è in salita” e “non bisogna riposarsi sugli allori”. “Dovremo utilizzare tutte le leve d’intervento per rafforzare la resilienza dell’Europa e sostenere la crescita”, ha concluso.
L’Italia fatica a uscire dalla recessione
Bruxelles, confermanto per l’Italia un PIL allo 0,1% nel 2019, ha rivisto al ribasso le previsioni del 2020 che indicano un PIL allo 0,4% a fronte dello 0,7% indicato nelle previsioni di luglio. Per il 2021 si attende una crescita in linea dello 0,7%.
Peggiorate anche le previsioni sul deficit strutturale, indicato al 2,5% nel 2020 dal 2,2% atteso per il 2019, e sul debito pubblico, atteso in crescita al 136,8% del PIL l’anno venturo ed al 137,4% nel 2021. A peggiorare i conti pubblici contribuirebbero anche il Reddito di Cittadinanza e Quota 100.