(Teleborsa) – Commercio in ripresa a giugno con le vendite che segnano un +1,9% su mese e +1,3% tendenziale. I dati Istat, seppur positivi, non sembrano convincere le associazioni di categoria che hanno espresso diversi dubbi.
Confcommercio rileva infatti che il dato sulle vendite di giugno “evidenzia una sensibile ripresa della domanda per quasi tutti i prodotti” ed “è decisamente superiore alle attese”, ma che era lecito, dopo il maggio negativo, “attendersi un piccolo rimbalzo, soprattutto per alcuni prodotti quali l’abbigliamento e le calzature”, che registrano con il +1,9% congiunturale il più alto valore da gennaio 2017″.
Ciononostante, “i dubbi sul senso dell’accelerazione derivano dalla circostanza che i beneficiari del fenomeno sono sempre e soprattutto discount e commercio elettronico, che proseguono indisturbati la loro marcia, tanto nei mesi buoni che in quelli meno buoni. Questa caratteristica lascia pensare a un rimbalzo statistico episodico fatto di acquisti non realizzati a maggio a causa del cattivo meteo, piuttosto che a un’inversione di tendenza. Peraltro, – conclude l’ufficio studi – le vendite di giugno contribuiscono già al dato sul Pil del secondo trimestre (molto deludente e pari a zero sia in termini congiunturali sia tendenziali).
Confesercenti sottolinea che, sebbene il commercio provi a ripartire, “la strada per uscire dalla stagnazione è ancora lunga“, anche perché “la buona performance del mese non basta infatti a recuperare un 2019 ancora piatto sotto il profilo delle vendite, aumentate di appena lo 0,3% nei primi sei mesi dell’anno”.
In dettaglio, “manca l’attesa inversione di rotta, in particolare per le piccole imprese. Se continua così, quest’anno spariranno ancora più di 5mila attività commerciali, al ritmo di 14 al giorno“, commenta la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise.