(Teleborsa) – Pegigorano le prospettive di crescita della Cina per quest’anno. Lo ha confermato l’agenzia di rating Fitch, che ha tagliato la previsione sul PIL al 6,1% al di sotto del 6,3% indicato dal consensus. Questa stima è anche sulla parte bassa del range stimato da Pechino (6-6,5%) e del 6,6% riportato dalla grande economia asiatica nel 2018. Il primo trimestre di quest’anno ha visto una crescita del 6,4% che difficilmente l’economia del Dragone riuscirà a mantenere.
Il peggioramento dell’outlook fa perno sul deterioramento delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti, maggior importatore mondiale di prodotti cinesi, e sull’incertezza circa un possibile accordo sui dazi. Proprio ad inizio maggio infatti è scattata la tagliola delle imposte al 25% (erano al 10%) su 200 miliardi di beni e servizi esportati dalla Cina ed altri dazi su 300 miliardi di prodotti potrebbero scattare entro l’inizio dell’estate. Una mossa che potrebbe pesare per uno 0,5 di crescita del PIL.
Le trattative sembrano procedere con difficoltà e si registra una escalation delle tensioni fra Washington e Pechino. Lo stesso Presidente americano Donald Trump non fa sconti e, pur mostrandosi ottimista sulla conclusione positiva delle trattative, prevede tempi non brevi per il raggiungimento di un accordo.
Qualcosa di più emergerà dal vertice del G20 in Giappone, dove molto probabilmente i due leader americano e cinese si incontreranno, ma dai team di negoziatori non arriva alcun segnale di distensione che potrebbe preludere alla chiusura di un accordo.
La Cina resta in attesa e si prepara a dar battaglia agli USA con lo strumento delle terre rare, ma il Governo cinese sta valutando anche misure più decise per sostenere l’economia:da stimoli di carattere fiscale e per incentivare gli investimenti a misure di politica monetaria quali gli aggiustamenti sui tassi ed il quantitative easing.