(Teleborsa) – Crescono le aste giudiziarie immobiliari che segnano nuovi picchi, soprattutto al centro ed al Sud Italia. Un dato preoccupante analizzato dal Rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi SOGEEA.
La crisi colpisce i piccoli proprietari
Secondo incremento consecutivo per il numero delle case all’asta, che segna una tendenza all’aumento, anche se con marcate differenze a livello di aree ed una concentrazione al Centro (+59,4%) ed al Sud (+33,2%).
Poco meno di un quinto del totale delle case in vendita si trova in Lombardia (4.028), mentre le realtà meno colpite dal fenomeno si confermano Friuli-Venezia Giulia (85 gli immobili finiti all’asta), Valle d’Aosta (56) e Umbria (37).
Un dato stabile è quello delle fasce di prezzo: la maggioranza delle abitazioni ha un prezzo iniziale contenuto, con il 66,3% che non supera 100mila euro, quota che sale all’88,6% se si conta l’intervallo fra 100mila e 200mila euro. Considerato che si tratta per la maggior parte di abitazioni pignorate, si conferma come gli anni della crisi abbiano colpito le fasce di reddito medio-basse.
Tempi difficili anche per le strutture turistiche e alberghiere
Discorso analogo per le strutture turistico-ricettive all’asta. Secondo il Rapporto, le vendite forzate in corso sono aumentate del 34,4% in sei mesi. Si tratta di una brusca inversione di tendenza, con il comparto che si muove nella stessa direzione rispetto a quello residenziale. Il Mezzogiorno e le Isole vivono una fase delicata rispetto al Nord e il Centro del paese: Sicilia e Sardegna contano 36 strutture sul mercato, valore triplicato rispetto all’ultima rilevazione (11) mentre al Sud il dato si assesta intorno alle 20 unità contro le 12 registrate ad inizio 2019.
La Toscana si afferma come regione con il più alto numero di strutture in vendita (34), seguita da Sardegna (17), Sicilia (17), Lazio (16) e l’accoppiata Abruzzo e Trentino-Alto Adige (12). Basilicata, Calabria, Liguria, Molise e Valle d’Aosta non presentano strutture all’asta.
Interessanti i dati relativi alle fasce di prezzo delle realtà imprenditoriali finite in vendita forzata: la quota di quelle fino ad 1 milione di euro scende al 48,4%, ma è aumentata la fetta relativa alle strutture più pregiate, con quelle superiori ai 3 milioni di euro che sono il 19% dell’intero comparto.